A breve dovrà essere approvata la Legge di Bilancio, che avrà un impatto anche sulla sanità ligure, da anni in una situazione estremamente difficile, nonostante il grande sforzo che il personale medico e sanitario continua quotidianamente a porre nel proprio lavoro: lo conferma il disavanzo strutturale del 2024, sui 35 milioni di euro.
La giunta regionale ligure ha promesso 50 milioni per l’abbattimento delle liste d’attesa. A bilancio ci sono 35 milioni per “il Fondo integrativo destinato alle Aziende”. Altri fondi, si dice, arriveranno dal Governo.
Quindi nessun Fondo speciale, sono le Aziende che dovranno inserire all’interno dei loro “budget” anche il recupero delle liste d’attesa. Nessun Piano regionale, nessuna strategia, nessuna normativa: tutto sembra essere riversato sulle Aziende. L’anno scorso con 35 milioni di euro le Aziende hanno potuto ripianare i buchi di bilancio, ora dovranno ripianare i disavanzi, di cui si parla e ‘comprare’ prestazioni private per abbattere le liste d’attesa.
Il tutto senza aver neppure capito che la mera acquisizione di prestazioni dai privati non può essere la soluzione per rafforzare il complesso Sistema della Sanità pubblica. Questo significa, sostanzialmente, rendere la presenza del privato “inevitabile” e pienamente sostitutiva di un servizio pubblico – si pensi alle prestazioni e agli esami – scaricando i costi di gestione sul sistema, sempre più debole e sempre meno strutturato. E mentre stiamo perdendo il pilastro del nostro welfare non abbiamo preso il Mes sanitario e abbiamo buttato via 150 miliardi in bonus edilizi.
È un processo che del resto non riguarda la sola Liguria. Come ha evidenziato la senatrice Mariastella Gelmini, vicesegretario nazionale e portavoce di Azione, nel Paese le criticità sono veramente tante: le risorse previste non sono sufficienti nemmeno per coprire l’aumento dei costi, dall’energia alle materie prime, che impattano anche sugli Ospedali. Poi è necessario tagliare le liste d’attesa, incrementare, gradualmente, gli stipendi di medici — per i quali, come per gli insegnanti, si vuole anche l’eliminazione del taglio delle pensioni — e infermieri, entrambi ampiamente al di sotto della media dei Paesi dell’Ocse: di circa 4 mila euro all’anno i primi, di 7 mila i secondi. Indispensabile anche investire sul reclutamento: negli ospedali italiani mancano 20.500 medici e 61 mila infermieri. Questo significa dieci milioni di prestazioni urgenti che la Sanità pubblica non riesce a smaltire.
Infine, la bozza della Legge di bilancio 2024 prevede, all’art.44, una modifica delle modalità di distribuzione dei farmaci, associata anche alla revisione del meccanismo di remunerazione delle farmacie convenzionate. La norma ha l’obiettivo dichiarato di “favorire gli assistiti nell’accesso al farmaco in termini di prossimità” e pertanto di aumentare il grado di capillarità distributiva dei farmaci. Il meccanismo individuato è quello della revisione del prontuario della continuità assistenziale ospedale-territorio al fine di riclassificare una parte dei farmaci in esso contenuta in fascia A. Il risultato più evidente di questa operazione sarà un maggiore utilizzo del canale convenzionato rispetto al canale della distribuzione diretta o per conto.
Vista la fase ancora interlocutoria, in cui modifiche al testo sono ancora possibili, credo sia opportuno fare una riflessione iniziale su alcune aree di possibile impatto di questa norma. Infatti, in diverse occasioni, inclusa un’indagine conoscitiva della XII commissione “Affari sociali” del marzo 2022, è stata evidenziata la necessità di aggiornare queste forme di distribuzione previste dalla L. 405/2001. Il motivo è soprattutto legato alla necessità di garantire una più omogenea prossimità dell’assistenza farmaceutica ai pazienti. Tuttavia, i potenziali impatti dell’art. 44 potrebbero estendersi ben oltre la prossimità e ritengo opportuno metterli in luce per valutare consapevolmente opportunità e rischi.