“La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo” di Chantal Delsol (Cantagalli, traduzione e cura di Antonio Tombolini) riassume nel titolo il contenuto di questo libretto che in 122 pagine condensa riflessioni su due millenni, da Teodosio alle leggi sull’aborto.
Secondo la studiosa francese (Parigi 1947, docente di filosofia politica, membro della Académie des Sciences morales et politiques dell’Institut de France) la cristianità è morta. “Nessuna società cristiana è in grado di respingere l’onda moderna” (pag. 22).
La civiltà europea si è retta per secoli e continua a reggersi su due tradizioni: quella greco-romana e quella giudaico-cristiana. E quest’ultima sta scomparendo. Perché? “Ogni cultura o civiltà – spiega Delsol – compie, in un momento originario e decisivo della sua storia, delle scelte ontologiche basilari su cui tutto il resto si costruisce e si appoggia: la morale e i costumi, le leggi e le usanze” (pag. 57). “Ogni civiltà con le sue leggi e si suoi costumi, si radica in queste credenze primordiali. Se queste convinzioni crollano, le leggi e i costumi continueranno per qualche tempo senza più alcuna giustificazione e per la sola forza dell’abitudine, ma ciò non potrà durare, e alla fine crolleranno sotto l’accusa di illegittimità. Ciò che fonda una civiltà non è la verità – perché tutti la rivendicano – ma è la fede in una verità” (pag. 58-59).
Questa fede nella propria verità tra i cristiani è venuta meno e quindi le norme che vi poggiavano vengono sostituite in una inversione normativa e filosofica che inaugura una nuova era. Un’era che non è atea o nichilista ma pagana. La cristianità ha esaurito il suo tempo, lasciando spazio a nuove religioni, a un politeismo che venera gli alberi, la terra, le balene. Il grande dio Pan è morto, aveva scritto Plutarco nel “De defectu oraculorum”. Ora Pan è tornato. Il futuro dell’Occidente è pagano. Atene, con il suo cosmoteismo, mai del tutto scomparso, si è presa la sua rivincita su Gerusalemme a conclusione di un processo iniziato con il Rinascimento “quando le élite cristiane, assalite dal dubbio, iniziano a tornare alle filosofie di Epicuro e di Lucrezio per riempire il vuoto. Oggi nulla è più vicino al pensiero postmoderno del pensiero di Epicuro” (pag.62).
Pagana è l’idea l’idea della piena sovranità della Ragione, pagana è l’idea che non vi sia altro mondo che quello presente, pagana è l’adorazione della natura sotto tutte le sue forme, a partire dall’ecologia che si sta trasformando in religione. La spontanea diffusione di queste idee, teorizzata dalle élite e silenziosa tra le masse, ha prodotto la rivoluzione: l’attività legislativa, disancorata dalla base ontologica cristiana, in tutto l’Occidente sta cambiando norme e consuetudini sui temi su cui la Chiesa ha sempre esercitato il suo magistero: la famiglia, il matrimonio, il testamento biologico, la fecondazione assistita, l’aborto.
L’autrice si pone infine la domanda: la civiltà cristiana può essere salvata? Il fatto è che “i cristiani hanno la missione di convertire la terra e che la forza è stata utilizzata dapprima fisicamente, poi sotto forma di influenza e di dominio sulle anime” (pag.118). Quindi? “Non possiamo inventare un altro modo di essere se non quello dell’egemonia? La missione deve essere necessariamente sinonimo di conquista? (pag. 119). La conclusione è che “Probabilmente sarebbe meglio se rimanessimo solamente dei testimoni silenziosi e, in fondo, degli agenti segreti di Dio. Poiché, nonostante l’inversione normativa e quella filosofica, secondo i palinsesti di cui ho parlato sopra, il cristianesimo è ancora, a suo modo, lo spirito dei luoghi. Rinunciare alla cristianità non è un sacrificio doloroso. L’esperienza dei nostri padri ci offre una certezza: il nostro compito non è di produrre società dove “il Vangelo governa gli Stati”, ma, per usare le parole di Saint-Exupéry, di “camminare adagio adagio verso una fontana”.