Gli obiettivi Ue di abbattimento delle emissioni, la sicurezza del lavoro, l’opportunità di realizzare un network regionale per favorire relazioni dirette e rapide tra operatori, fornitori e fruitori del settore sono i principali argomenti di discussione proposti per l‘elaborazione di una legge regionale sulla Blue economy che verrà presentata dopo l’estate da Fratelli d’Italia.
Ieri sera Giancarlo Vinacci, capo-dipartimento di Economia e finanza di FdI e head of advisory board di Assonautica Italiana/Unioncamere e Stefano Balleari, capogruppo in consiglio regionale del partito guidato da Giorgia Meloni, hanno organizzato lo svolgimento del secondo tavolo di lavoro per la legge regionale al quale hanno partecipato associazioni di categoria e organizzazioni sindacali. Al primo erano intervenute le istituzioni, al terzo, che avrà luogo in settembre, interverranno gli operatori del settore marittimo.

Scopo di questi tre incontri, ha precisato Vinacci, è la raccolta di idee, proposte, contributi per l’elaborazione della legge regionale, che parte avendo come termine di paragone analoga legge della Regione Lazio ma vuole essere più concreta e aderente alla realtà della Blue economy. Gli organizzatori hanno invitato i presenti a presentare in settembre contributi scritti e hanno illustrato i principali spunti di discussione.
Circa le emissioni, ha spiegato Vinacci, il probabile forte aumento nel tempo dell’unico compensatore attualmente riconosciuto, gli Nft, Non fungible token, rappresentativi di Ccc (Carbon credit certificate). La Regione Liguria per calmierare i prezzi potrebbe attivarsi con un soggetto terzo emittente Green Bond con sottostante gli Nft, impegnando fin da subito i Ccc al prezzo attuale, per offrirli a prezzo calmierato agli operatori del settore.
Per la sicurezza nella bozza dell’articolo si prevede da parte della Regione un finanziamento a fondo perduto per le aziende fino a 15 dipendenti operanti nella Blue economy che si mettono in regola con le norme nazionali e regionali in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
L’organizzazione di un network nazionale della Blue economy, eventualmente con il supporto di Unioncamere, metterebbe in rete oltre 200 mila aziende, la governance potrebbe ospitare le maggiori associazioni del settore.
La bozza di legge prevede la costituzione di una cabina di regia per la Blue economy per promuovere una politica unitaria nel settore.
I primi contributi sono arrivati già durante la presentazione del tavolo di lavoro. Il presidente dell’Accademia della Marina Mercantile, Eugenio Massolo ha denunciato la difficoltà degli armatori a reclutare determinate figure professionali, come gli ufficiali di macchina, i cuochi e gli addetti al settore hotellerie, in genere i quadri tecnici intermedi e le donne.
Confindustria Nautica era presente con Marina Stella, direttore generale, e Roberto Neglia, responsabile dei rapporti istituzionali, che ha caldeggiato la creazione della cabina di regia.
Enrico Musso, professore ordinario al Dipartimento di economia dell’Università di Genova e direttore del Centro italiano di eccellenza sulla logistica, i trasporti e le infrastrutture Cieli) ha proposto che la Regione favorisca la creazione di master di II livello nel settore. Assicurerebbero agli studenti la continuità necessaria per perfezionarsi e «starebbero tranquillamente sul mercato».
Sonia Sandei, vicepresidente vicario di Confindustria Genova con delega all’execution del Pnrr e alla Transizione ecologica del porto, ha ricordato che esistono fondi per il cold ironing non solo del Pnrrr ma bisogna, tra l’altro, che le navi siano attrezzate per questo tipo di alimentazione energetica. Altra difficoltà da superare è che l’Italia è il fanalino di coda in Europa nella retribuzione del lavoro femminile.
Maurizio Maresca, professore ordinario di Diritto Internazionale ed Europeo nell’Università di Udine, ha annunciato l’elaborazione di un progetto per una politica comune per il Mediterraneo che potrebbe ripartire dall’Unione per il Mediterraneo, istituzione internazionale costituita nel 2007-2008 da 47 paesi con sede a Barcellona. Obiettivo: la crescita economica e lo sviluppo di politiche comuni nell’industria, nei trasporti, nell’energia, nella finanza, nella cultura e nei servizi pubblici