La creazione di un albo del formatore in tema di sicurezza sul lavoro per tutelarlo e rappresentarlo, ma anche l’eliminazione delle differenze tra Regioni sul tema, la proposta di una formazione continua ogni anno e non solo ogni tre o cinque.
Sono le istanze presentate durante l’evento “Obiettivo impresa sicura, la sicurezza prima di tutto“, organizzato da Cnl, Confederazione Nazionale del Lavoro e Opn Italia Lavoro, in collaborazione con Cnl-Accademia Nazionale della Formazione, che si è tenuto il 25 maggio all’Hotel Savoia di Genova.
Michele Antonio Eramo presidente della Cnl e dell’organismo paritetico nazionale Opn Italia Lavoro, spiega: «Come associazione sindacale ci siamo posti l’obiettivo di dare alle aziende supporto e servizi, tutelandole grazie al nostro organismo paritetico nazionale con cui diamo la formazione su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. L’organismo è accreditato presso il ministero del Lavoro e opera in tutti i macro-settori Ateco dal pubblico al privato grazie agli accreditamenti ai ministeri della Sanità, dell’Istruzione e dei Trasporti».
Oggi, in caso di infortunio o morte sul lavoro, il formatore diventa uno dei primi responsabili: «Occorrerebbe maggiore tutela per chi svolge questo compito, ma vorremmo anche far capire alle aziende che la formazione è importante». Invece spesso questo aspetto è visto quasi come una scocciatura e un costo. Alcune aziende, emerge dai racconti durante l’appuntamento, preferiscono rischiare e mettersi in regola soltanto dopo l’eventuale ispezione, o addirittura giudicano più conveniente pagare la sanzione del mancato assolvimento dei corsi.
Parecchi i documenti falsificati, a giudicare dalle esperienze vissute sul campo e in caso di incidente, il formatore deve scagionare la sua posizione.
Eppure nel 2022 in Italia sono stati ben 1.090 gli infortuni mortali: 790 in occasione di lavoro, 300 quelli rilevati in itinere. Più di due persone ogni giorno non tornano a casa, dunque.
«Il tema della sicurezza − aggiunge Fabio Schiavi, che è il presidente di Cnl Liguria − è centrale in ogni momento della vita lavorativa, lo spazio di errore che ti lascia è estremamente esiguo e comprendere questo spazio è alla base della sicurezza. La Cnl con tutti i suoi organi è al lavoro per rendere sempre più edotti questi lavoratori su questo spazio. La nostra responsabilità dal punto di vista giuridico è decisamente di dimensioni sproporzionate rispetto agli strumenti che abbiamo a disposizione. Noi vediamo le persone solo in quelle ore di corso. L’autorizzazione alla fine la rilascia il datore di lavoro, ma noi abbiamo l’obbligo formale di trasmettere le competenze e l’obbligo morale nei confronti della società, di contribuire alla formazione di lavoratore sano che non faccia danni».
La formazione continua, anche di poche ore, consentirebbe di attuare correzioni più efficaci sui comportamenti dei lavoratori, che purtroppo ancora a volte non comprendono completamente l’importanza di questi corsi. Schiavi commenta: «Quando sai che una persona che hai conosciuto si infortuna, la prima domanda che ti poni è: ‘sono stato efficace, preciso nel trasmettere le tematiche? L’altro problema serio è la percezione dei lavoratori nei confronti di questa tematica: in base alla mia esperienza c’è una frattura tra i lavoratori che hanno vissuto il percorso dalla 626 in poi. C’è in loro una consapevolezza che difetta ancora in applicazione. Chi invece arriva ex novo da situazioni di degrado sociale forte, ha fabbisogni di un certo tipo e tu proponi risoluzioni a problematiche che per loro non si pongono neanche, visto il contesto da cui arrivano».
Anche le aziende sono da convincere: «Siamo quasi più mediatori, occorre molto tempo per far accettare l’impresa. L’importanza del momento formativo ancora non è colto. La nostra sfida è essere innovativi e coinvolgere, ma la collaborazione è alla base del successo».
Cnl è in continuo confronto anche con gli ispettori del lavoro: spesso dirottati sulla burocrazia. «Chiediamo al ministero di mettere a punto una struttura. Si parlava di 2 mila assunzioni, ma al momento è tutto fermo».
Il decreto legislativo 81/2008 (Testo unico sulla sicurezza sul lavoro) non basta, secondo Cnl. «Eliminiamo il cartaceo − propone Eramo − e creiamo l’elenco dove ogni lavoratore è identificato con il codice fiscale e si capisce se ha fatto corsi da Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, antincendio o di pronto soccorso. Noi sui nostri attestati poniamo già un codice qr».
Davide Falteri, consigliere delegato in materia di nuovi insediamenti aziendali sul territorio del Comune di Genova commenta: Oggi le tecnologie tra test simulati, digital twin, Bim e intelligenza artificiale possono essere davvero utili. Il gaming applicato alla sicurezza è un modo per coinvolgere di più il lavoratore. Da parte nostra il massimo supporto a ciò che Cnl intende proporre».
Secondo Mauro Veneziani, presidente dell’Ordine dei Periti Industriali della Provincia di Genova, occorre anche puntare su una formazione che sia mirata sulla professione specifica: «Il problema è la generalizzazione, perché il lavoratore sente come non utile ciò che gli viene insegnato».
Monica Peirano, consigliere dell’Ordine degli Ingegneri di Imperia, aggiunge: «Gli ispettori dovrebbero anche avere un atteggiamento più costruttivo, invece in Italia, rispetto alla Francia, per esempio, prevale la natura repressiva del lavoro».