Nell’ambito dell’evento di presentazione dello studio “The state of the art of the global yachting market” tenutosi ieri alla Borsa di Milano, Confindustria Nautica, in collaborazione con Deloitte, ha riunito in una tavola rotonda imprenditori dell’industria nautica e rappresentanti del mondo finanziario.
Dal confronto fra i rappresentanti dell’imprenditoria nautica e della finanza è emerso come l’industria della nautica da diporto si sia confermata un settore solido e in costante crescita, dimostrando resilienza, una grande propensione all’export e ottime potenzialità di penetrazione sui mercati.
Dario Cenci, senior partner di Armònia sgr: «La visione degli investitori sul comparto della nautica è ormai cambiata, viene considerata come una vera e propria eccellenza del Made in Italy. Il nostro Paese è la seconda realtà a livello di nautica ed è il primo per i superyacht, oltre ad avere una vocazione all’export e a essere costituito da distretti industriali. Si tratta di un comparto quasi ideale per chi vuole investire nel Made in Italy, sfruttando le grandi potenzialità che ci sono all’orizzonte nonostante le incertezze scaturite dalla guerra in corso e da tutte le conseguenze che ci hanno riguardato nei mesi più recenti».
Marzia Bartolomei Corsi, senior partner di Fondo Italiano d’Investimento sgr: «Il settore della nautica è più solido e resiliente, dopo essersi strutturato a seguito della crisi del 2008. Stiamo assistendo a una combinazione di elementi che consentono al settore di avere prospettive di sviluppo prolungate. Bisogna cogliere le sfide attuali per compiere ulteriori passi in avanti attraverso interventi di sistema su managerializzazione, attrazione di talenti e nuove competenze che possano portare valore aggiunto alle aziende del comparto».
Michele Semenzato, managing partner di Wise Equity: «Dopo la crisi del 2008 il mondo della finanza si è riavvicinato solo recentemente al mondo della nautica e stiamo vivendo un momento in cui si sta ritornando ad apprezzare il segmento. Il fatto che la produzione italiana sia collocata sull’alto di gamma – come dimostrano i dati del report curato da Deloitte – rende più forte tutto il settore, con una crescita costante dei patrimoni e una bassa penetrazione. Oltre alla crescita del numero degli HNWI, la recente pandemia ha contribuito a far crescere la voglia di andare in barca, sdoganando il lavoro a distanza e contribuendo ad aumentare il tempo di utilizzo degli yacht, anche al di fuori del canonico periodo di vacanze estive. Queste tendenze, unite all’appartenenza al settore del lusso ci fanno ben sperare sulla futura resilienza del mercato, anche nel caso di un aggravarsi del rallentamento economico mondiale».
Barbara Amerio, ceo e sustainability director Gruppo Permare: «Ho analizzato il percorso per entrare in Borsa e, a prescindere dalla volontà o meno di quotarsi, credo sia molto utile per la crescita di un’azienda studiare gli iter che riguardano soprattutto la trasparenza e i report richiesti per la sostenibilità. L’industria della nautica da diporto ha grandi potenzialità di crescita e sempre maggior necessità di spazi. Il periodo della pandemia ha messo in luce le grandi potenzialità di crescita del settore».
Carla Demaria, Sanlorenzo – executive director e ceo Bluegame: «Quotarsi in Borsa richiede un rigore che è molto utile alla gestione dell’azienda. È un impegno forte. Una promessa da mantenere. Anche dal punto di vista della sostenibilità, essere in Borsa ti spinge a guardare oltre. In merito agli esg abbiamo coinvolto nel nostro percorso di sostenibilità la filiera attraverso la Sanlorenzo Academy e offrendo loro strumenti di finanziamento attraverso piattaforme a condizioni agevolate. Il tasso di penetrazione nel mercato è una leva incredibile. Il settore del lusso ha potenzialità di crescita molto alte. Per quanto riguarda le aree geografiche, sicuramente la regione dell’Asia-Pacifico ha moltissime potenzialità perché è la regione con il più alto tasso di crescita di High Net Worth Individuals. In generale, si è abbassata notevolmente l’età media dei nostri acquirenti che è passata da 60 a 48 anni. Gli armatori più giovani sono molto più attenti alla sostenibilità, trascorrono il doppio del tempo in barca e sono molto più connessi».
Stefano de Vivo, chief commercial officer Ferretti Group & managing director Wally: «Ferretti Group ha affrontato il percorso di managerializzazione fin dall’uscita del fondatore, con l’adozione di regole determinate dall’andare in Borsa. Grazie alle risorse derivanti dalla quotazione è partito un processo di vertical integration con alcuni fornitori strategici ai quali tuttavia non imponiamo rapporti di esclusiva. Riguardo ai clienti, il 48% dei contratti firmati l’anno scorso sono stati di acquirenti che non avevano mai comprato un’imbarcazione sopra i 30 piedi. Per noi l’outlook è buono e crediamo molto nell’area Asia-Pacific e, al fine di ridurre il rischio geopolitico, cerchiamo di diversificare il più possibile l’offerta sui mercati internazionali».
Maurizio Balducci, ceo Overmarine Group: «In questo momento ci sono molte opportunità che le aziende del settore possono cogliere. Prima di considerare l’opportunità di far entrare un fondo di investimento, le aziende si devono strutturare. È un percorso a due fasi che deve coinvolgere sia l’azienda sia un partner aziendale. È evidente che la condizione necessaria per portare avanti questo processo richiede un impegno organizzativo del management che deve essere attentamente programmato anche in considerazione del fatto che ora le aziende sono molto impegnate nella produzione dati i tassi di crescita dell’industria nautica dell’ultimo biennio. Dal punto di vista del mercato, i nuovi acquirenti non comprano più la barca come status symbol, ma perché la vogliono usare. Anche la scelta della dimensione dell’imbarcazione viene fatta sulla base dell’uso che ne vogliono fare e sulle necessità familiari».
Fabio Planamente, ceo di Cantiere del Pardo spa: «Far salire a bordo un partner, aiuta sicuramente un cantiere a migliorare i processi e a meglio strutturarsi, non soltanto dal punto di vista finanziario, ma di visione generale, anche in un eventuale percorso di avvicinamento alla borsa. Nel nostro business ci sono tanti aspetti importanti da valutare e condividere, ma che vanno spiegati. La nostra fortuna è stata quella di trovare un partner con la consapevolezza e la volontà di comprendere un mercato particolare. Il valore aggiunto che ha portato l’ingresso di un fondo all’interno della nostra azienda è stato quello di avere qualcuno con cui confrontarsi, non tanto dal punto di vista del prodotto, ma analizzare nel suo insieme tutti gli altri aspetti come quello finanziario o di modello di business. Flessibilità e capacità d’adattamento sono diventate le parole d’ordine all’interno dell’azienda».