In Liguria sono state 26 milioni le erogazioni liberali investite soprattutto a Genova, mentre 700 mila euro sono andati nelle altre province liguri, per un totale di 1.200 mecenati in Liguria, 91 enti beneficiari e 210 interventi.
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Questo il bilancio dello strumento fiscale Art Bonus diffuso da Lucia Steri, responsabile comunicazione Art Bonus – Ales spa, società in house del ministero della Cultura, al convegno La cultura che crea economia organizzato dal Teatro Nazionale di Genova, dal consiglio dell’Ordine degli Avvocati della Liguria e dall’Associazione avvocati amministrativisti liguri che si è tenuto a Genova al Teatro Duse.
«È cambiato il mondo da quando esiste Art Bonus − dice Steri − stiamo dialogando per possibili estensioni che ci chiedono da tanti anni. L’Italia era rimasta indietro sulla legge sul mecenatismo anche rispetto alla Francia. Si riteneva che dovesse farlo il ministero delle Finanze. Con Art Bonus la legge ha sancito che rapporto pubblico privato diventa strategico».
Il credito d’imposta di chi diventa mecenate è al 65% e a quanto pare è una buona legge, visto che è apprezzata da tutte le parti politiche.
Le erogazioni liberali effettuate in denaro che danno diritto al credito di imposta, devono riguardare gli anni di imposta a partire dal 2014 e devono essere riferiti ai seguenti interventi:
manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici;
sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica (es. musei, biblioteche, archivi, aree e parchi archeologici, complessi monumentali, come definiti dall’articolo 101 del Codice dei beni culturali e del paesaggio) delle fondazioni lirico-sinfoniche, dei teatri di tradizione, delle istituzioni concertistico-orchestrali, dei teatri nazionali, dei teatri di rilevante interesse culturale, dei festival, delle imprese e dei centri di produzione teatrale e di danza, nonché dei circuiti di distribuzione, dei complessi strumentali, delle società concertistiche e corali, dei circhi e degli spettacoli viaggianti;
realizzazione di nuove strutture, restauro e potenziamento di quelle esistenti, di enti o istituzioni pubbliche che, senza scopo di lucro, svolgono esclusivamente attività nello spettacolo;
In sede di conversione del decreto, la misura agevolativa è stata estesa anche alle erogazioni liberali in denaro effettuate per interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, laddove destinate ai soggetti concessionari o affidatari dei beni oggetto di tali interventi.
«Abbiamo avuto il merito di rendere semplice il mecenatismo, affiancato alla norma un servizio pubblico funzionante − spiega Steri − il sostegno può essere anche banale sul pagamento delle bollette, del personale, per l’organizzazione convegno. Inoltre il credito d’imposta si scala solo in 3 anni».
I potenziali donatori possono essere persone fisiche, enti non commerciali, società di capitali, semplici imprenditori. Per contribuire basta un bonifico o un versamento tramite ufficio postale o mediante carte di debito, di credito e prepagate, assegni bancari e circolari.
Il vantaggio è che l’Art Bonus viene gestito in trasparenza dalle stesse realtà beneficiarie attraverso un portale in cui vanno inseriti i progetti e gli aggiornamenti mensili. «Noi − aggiunge Steri − interveniamo quando legge viene interpretata male. È importante anche pubblicare sul sito istituzionale perché è utile per catalizzare il sostegno. Al massimo suggeriamo un link al sito governativo».
In Italia
In Italia le erogazioni liberali hanno superato i 770 milioni di euro negli ultimi nove anni, coinvolgendo 32 mila mecenati, 2.400 enti beneficiari per un totale di 5.700 interventi.
La Lombardia è la Regione al primo posto in Italia, a seguire Veneto, Piemonte, Toscana, tra le Regioni più virtuose del centro Italia ci sono l’Umbria e le Marche.
Oltre 379 milioni sono stati raccolti da enti, oltre 359 milioni da imprese e oltre 35 milioni da persone fisiche. Il 60% è stato destinato a interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, il 36% per il sostegno alle attività degli istituti e luoghi della cultura pubblici, il 4% alla realizzazione, restauro e potenziamento di enti e istituzioni pubbliche dello spettacolo.
Il presidente del gruppo tecnico per la Cultura di Confindustria Antonio Alunni sottolinea l’importanza del privato: «L’industria dei contenuti e le imprese culturali producono quasi il 3% del Pil nazionale con 700 mila occupati, oltre il 2% del totale, senza contare l’economia indiretta, un settore in cui stiamo crescendo come Paese. La cultura è un aspetto fondamentale anche per l’economia e per descrivere il rapporto delle imprese con la cultura quale immagine migliore di quella scelta dagli organizzatori del convegno di Lorenzo il Magnifico rappresentato da mille volti. È un’immagine fantastica, tutti abbiamo in mente il Rinascimento, una fase straordinaria per la cultura mondiale. Lorenzo il Magnifico era un imprenditore che voleva comunicare agli altri la sua visione del mondo e il suo potere, tanti imprenditori nei secoli hanno arricchito il patrimonio culturale per vocazione e ambizione».
Per Alumni il mecenatismo dovrebbe essere un «dovere morale per chi può. Oltre le metà dei fondi raccolti tra il 2014 e il 2022 attraverso l’Art Bonus viene dal mondo dell’impresa. Arte e cultura rappresentano sviluppo economico, l’arte disegna il futuro e penso a quella contemporanea.
Tra le opportunità discusse dagli oratori del convegno quella di estendere l’Art Bonus a enti privati e fondazioni. Alunni ha ricordato che la riduzione dell’Iva dal 10 al 5,5% per l’importazione delle opere d’arte farebbe emergere tanto sommerso.