“E lasciatemi divertire”, il titolo di una trasmissione a puntate fatta da Paolo Poli su Rai Tre, nel 2015, un anno prima di morire, è una citazione di Palazzeschi che potrebbe definire la vita e l’opera del grande attore, autore, cabarettista fiorentino (Firenze 1929 – Roma 2016).
Ora, a dieci anni dalla prima pubblicazione Einaudi ha ristampato l’Alfabeto Poli, una sorta di bografia di Paoli Poli montata dal curatore Luca Scarlini assemblando spezzoni di interviste recuperate da radio, tv e carta stampata. Molti lettori troveranno nel libro di Scarlini dichiarazioni di Poli rilasciate nel corso negli anni e già lette o sentite ma questa antologia, che va dalla voce “Alfabeto” a quella Zeffirelli” è un libro da non perdere, in attesa che venga pubblicata l’opera omnia.
Per sessant’anni Poli, mescolando letteratura alta e bassa, critica, canzonatura e satira, ci ha intrattenuto con le sue provocatorie, mordaci, raffinatissime rappresentazioni, contro la banalità e il conformismo ideologico. Ai quali ha risposto non con battaglie ideologiche ma ridendo e facendoci ridere. Conformismo ideologico che in sessant’anni ha cambiato obiettivi mantenendo sempre la stessa, insopportabile asfissia intellettuale.
Se nel 1960 lo spettacolo teatrale Rita da Cascia di Poli, lettura irriverente della storia della santa, suscitò scandalo tanto che l’allora deputato Oscar Luigi Scalfaro presentò un’interrogazione parlamentare, di recente l’artista fiorentino aveva dichiarato: “I giornalisti travisano quello che dico e scrivono scemenze, ma i Gay pride mi mettono una tristezza infinita, proprio come il Carnevale di Viareggio. Questo bisogno di tenersi per mano come finocchie contente è roba da psicoanalisti”. E ancora: “Il bello degli amori omosessuali è la loro libertà e la loro riprovazione. Ma non è meraviglioso stare nudi sul letto, saltarsi addosso senza regole? Io voglio seguire l’istinto e la perversione, non tornare a casa e trovare qualcuno che ti chiede cosa voglio per cena. ‘Ciao, ti faccio la besciamella? Fuggirei subito, con un principe o con un marinaio. Meglio affidarsi all’istinto, come mi hanno insegnato Balzac e Tolstoj e come mi ha ripetuto Freud”.