«La Gronda di Genova è l’opera infrastrutturale più complessa a livello continentale. Noi ci aspettiamo che, nel momento in cui arriverà il via libera dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, nel giro di qualche settimana partiranno anche i primi lotti. Stiamo valutando con l’azienda il tema dell’aumento dei costi, ma intanto abbiamo un investimento di oltre 4 miliardi e prima che facciano 4 miliardi di lavori ne passa di tempo». Il viceministro a Infrastrutture e trasporti Edoardo Rixi − ripreso dall’Agenzia Dire a margine della commemorazione di Guido Rossa − fa il punto della situazione dell’opera.
«Il tema − ha sottolineato − riguarda anche la durata delle concessioni: bisogna capire se così come sono concepite vanno ancora bene o no, non tanto per colpire gli investitori privati, ma per non pagare in anticipo opere che l’utente magari non vedrà mai ammortizzare un’opera come la Gronda in sette, otto anni anziché ottanta, cento rischia di creare rincari importanti. Bisognerà capire come intervenire».
In proposito, il viceministro ha aggiunto: «Questa settimana ci sarà un incontro con Aiscat. Mi auguro si riescano a modificare le norme che creano distorsioni importanti al sistema autostradale italiano, che rischiano in futuro di bloccare nuove opere. Se non le realizzeremo, rischieremo di vivere chiusure totali di autostrade o di mettere a rischio gli utenti, come purtroppo è successo in passato. Qualsiasi opera ha una durata e nei prossimi vent’anni dovremo rifare parte della rete autostradale nazionale: lo si potrà fare solo se avremo bypass che consentano di girare il traffico su opere nuove».
Sul tema autostrade e sui rincari che dal primo gennaio hanno interessato molte delle tratte liguri Rixi ha dichiarato che «Oggi, l’unica cosa che può fare il governo e che sta facendo è chiedere ad Aspi di utilizzare parte delle proprie risorse ancora disponibili per calmierare i pedaggi almeno per i pendolari e gli autotrasportatori, soprattutto in nodi come quello genovese dove le cantierizzazioni massicce stanno creando problemi enormi alla circolazione. È l’unico modo per non far pagare lo Stato».
Il problema, secondo il viceministro, è che l’aumento dei pedaggi non è stato deciso con una legge, ma «quando sono state acquistate le quote dai Benetton, è stato fatto un contratto di concessione che prevede gli aumenti su cui è stato stabilito il piano economico-finanziario, dal governo Conte II, con il ministro De Micheli, e poi dal governo Draghi. È evidente che oggi se lo Stato ci mette risorse e le dà ad Autostrade, non calmiererà i pedaggi ma pagherà sostanzialmente solo un’annualità, col rischio che gli anni successivi i pedaggi aumentino ancora di più».
«Quando lo Stato firma un contratto, su cui oggi ci sono due fondi stranieri che incontreremo nei prossimi giorni, non si può cambiare con legge perché, comunque, lo Stato dovrebbe pagare i danni − ha rimarcato il viceministro −. È stato imprudente chi ha inserito questi aumenti quando ci fu la compravendita: l’avevo detto più volte».