«Rispetteremo, ovviamente, quanto verrà deciso dal governo. Ma certo non era questo il tipo di provvedimento che ci aspettavamo». Così Giuseppe Sperduto, presidente nazionale di Faib Confesercenti, commenta il decreto varato il 10 gennaio che rende giornaliero l’obbligo, per il gestore, di comunicare il prezzo del carburante praticato alla pompa.
«L’esecutivo smentisce se stesso: i dati ufficiali del ministero dell’Ambiente certificano che l’aumento dei prezzi è stato in linea con il rialzo dovuto al ripristino delle accise, ma il Consiglio dei ministri sceglie di ignorarli e di considerare comunque i gestori come pericolosi speculatori. E per questo vara un provvedimento che scarica su di essi, che non stabiliscono i prezzi e sono evidentemente l’anello più debole della filiera dei carburanti, l’ennesimo assurdo adempimento. Senza contare che c’è il rischio concreto che il prezzo possa essere influenzato in larga parte dal fenomeno, già noto agli organi di controllo e sotto gli occhi di tutti, dell’illegalità fiscale e contrattuale che, secondo le nostre stime, conta per il 30% dell’erogato totale della rete. Inoltre, si esasperano ulteriormente i gestori che, già oggi, espongono una decina di cartelli prezzi sulle aree di servizio. Si crea una vera e propria babele cartellonistica, utile solo a esporre i gestori a ulteriori sanzioni creando confusione nei consumatori. Si apre poi un vulnus nella regolamentazione europea in materia di concorrenza: siamo curiosi di sapere cosa ne pensa l’antitrust».
Aggiunge Fabio Bertagnini, presidente Faib Confesercenti Liguria: «Il provvedimento è assurdo perché non serve minimamente a limitare l’esplosione dei prezzi, e non solo perché questi non dipendono dai gestori, cosa ormai nota ma che evidentemente è sempre bene ribadire, stante il tenore delle polemiche che ciclicamente si ripetono e finiscono sempre per mettere sul banco degli imputati i benzinai. Ma al di là di questo, riflettiamoci: se ciò che saremmo tenuti a esporre è il prezzo medio, in quanto tale frutto di una media dei prezzi praticati in tutta Italia, questo non potrà che essere inficiato a sua volta dai prezzi fuori mercato denunciati dallo stesso governo, risultando quindi perfettamente inutile».
«Senza contare – prosegue il presidente regionale Faib – che la gran parte delle irregolarità riscontrate, e sbandierate sui giornali, riguardano semplicemente la mancata comunicazione dei prezzi al ministero, prezzi però assolutamente regolari. Siamo già costretti ad assolvere a un obbligo che costituisce un aggravio del nostro lavoro, ed è inaccettabile che una semplice mancata comunicazione, pur nel rigoroso rispetto dei prezzi, ci possa esporre ogni giorno a multe fino a mille euro».
«Consideriamo inoltre – conclude Bertagnini – che alcune compagnie, già oggi, non forniscono ai gestori della loro stessa rete la cartellonistica base riportante i differenziali di prezzo e che il nuovo decreto ci esporrebbe, per una mancanza che non può essere certo imputata loro, al rischio di chiusura dell’impianto da 7 a 90 giorni. Inasprire le sanzioni per una semplice mancata comunicazione, e rendere questo obbligo di comunicazione addirittura giornaliero, non avrebbe dunque altro effetto se non quello di complicare ulteriormente il lavoro di migliaia di benzinai, e tutto questo mentre le ragioni del caro carburante continuano a dipendere da altro, e cioè dai prezzi imposti dalle compagnie e dalle accise statali».