È un una specie di instant book ma scritto trent’anni dopo gli avvenimenti da un testimone diretto, Giuliano Cazzola, “L’altro1992- Quando l’Italia scoprì le riforme” (IBL Libri). Cazzola (considerato tra i principali esperti di lavoro e previdenza) è stato sindacalista di livello nazionale, dirigente negli enti previdenziali, deputato, ha conosciuto e frequentato personalmente Amato e molti dei protagonisti delle vicende politiche di quell’anno. Anno che viene ricordato per gli attentati in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e per l’esplosione di “Mani pulite”, l’inchiesta della Procura di Milano che travolse i partiti che avevano governato il Paese nel dopoguerra.
Cazzola ci racconta un altro 1992, un anno in cui a guidare il Governo era Giuliano Amato, che dal giugno di quell’anno all’aprile del 1993 varò alcuni drastici provvedimenti per mettere in ordine i conti pubblici e intraprendere un percorso di privatizzazioni. Come scrive Antonio Polito nella prefazione, “il governo di Giuliano Amato e il parlamento cosiddetto degli ‘inquisiti’ salvarono l’Italia e forse proprio per questo sono stati dimenticati, come se il processo di risanamento finanziario e di rinnovamento delle istituzioni fosse cominciato solo dopo. Grazie a Giuliano Cazzola per avercelo raccontato con onestà, precisione e sincerità”.
Nel settembre 1992 la speculazione finanziaria attaccò la lira, di cui era evidente la debolezza. La Banca d’Italia non riuscì a difendere la nostra valuta, pur dando fondo alle sue riserve. La Bundesbank decise di abbandonarla al suo destino, ritenendola incapace di reggere ancora a lungo la parità. Già in giugno Amato aveva messo dichiarato alla Camera. “ Dietro l’angolo non c’è l’uscita dall’Europa, il rifugio in una possibile autarchia. C’è piuttosto il rischio di diventare un’appendice dell’Europa, una Disneyland al suo servizio, arricchita dal nostro clima, dalle nostre bellezze naturali, dalle vestigia della nostra storia e della nostra arte”.
Quando prese la guida del Governo si trovò in una situazione paradossale. Cazzola ci spiega che “In sostanza – era questo il pensiero di Amato – l’esecutivo era costretto a nascere col consenso dei tradizionali partiti e a misurarsi con le loro aspettative, anch’esse tradizionali. Non ci sarebbero state alternative istituzionali credibili rispetto a quella situazione. Tuttavia, gli eventi degli ultimi mesi e quelli che si annunciavano imminenti, inducevano il premier a dare segnali di innovazione anche verso quei partiti di cui pure non poteva fare a meno”.
Il Governo Amato “’ultimo dei vecchi governi o il primo dei nuovi”, fu chiamato a salvare la patria dalla bancarotta. Lo fece con una manovra finanziaria che ancora stupisce oggi per durezza ed efficacia: “Una delle operazioni finanziarie più imponenti che uno Stato moderno ha potuto compiere nel secondo dopoguerra – scrive Cazzola – Per dimensioni tra maggiori entrate e tagli alla spesa, oltre 90 mila miliardi di lire, da aggiungere ai 30mila dell’aggiustamento già realizzato”.
Amato “osò l’impensabile”. L’autore ci ricorda le riforme attuate da un Governo e approvate da un Parlamento e da forze politiche messe alla gogna e destinate a essere spazzate vie. Oltre alla famigerata imposta una tantum sui depositi bancari, il prelievo forzoso del 6 per mille, con cui lo Stato mise letteralmente le mani nei conti correnti nottetempo, Amato realizzò il blocco del pensionamento anticipato per 18 mesi e innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni per uomini e donne; congelamento della perequazione automatica delle pensioni; esclusione da alcuni servizi di assistenza sanitaria dei detentori di reddito superiore a 40 milioni di lire annue (circa 35mila euro odierni); eliminazione del recupero del fiscal drag; introduzione della minimum tax per combattere l’evasione fiscale nel settore degli autonomi.
Le vicende dell’azione politica di Amato sono raccontate nel loro intreccio con la storia del Paese, allora segnata dall’azione dei magistrati della procura di Milano e dell’inchiesta di “Mani Pulite”. Il libro è dedicato alla memoria di Gabriele Cagliari, il presidente dell’Eni che il 20 luglio 1993 si suicidò nelle docce del carcere di San Vittorea San Vittore, dove aveva trascorso 134 giorni di carcerazione preventiva, e di Sergio Moroni, il deputato socialista che il 2 settembre 1992 si tolse la vita dopo aver ricevuto due avvisi di garanzia. I due suicidi e numerosi altri episodi avviarono un dibattito pubblico sull’uso della carcerazione preventiva e della custodia cautelare che ne avevano fatto i magistrati che condussero quelle indagini, dibattito che non si è ancora concluso. Del resto il tema della giustizia è ancora controverso, e tuttora è presente in Parlamento una forza come M5S che del giustizialismo ha fatto uno dei propri cavalli di battaglia, mentre Amato è rimasto colpito da una specie di damnatio memoriae per la sua azione riformatrice e il prelievo forzoso, tanto da vedersi sbarrare per due volte le porte del Quirinale e, divenuto nuovamente presidente del consiglio nel 2000, la coalizione dei centrosinistra alle elezioni del maggio 2001 non lo volle candidare come premier contro Silvio Berlusconi, preferendogli Francesco Rutelli, e finendo duramente sconfitta. (Forse Belusconi avrebbe vinto ugualmente ma presentarsi alla elezioni licenziando il presidente del consiglio sostenuto dalla propria maggioranza significa ammettere di non avere governato bene). E l’invadenza dei partiti e la statalizzzazione dell’economia stanno ritornando. Sembra che nel nostro Paese i problemi non vengano mai risolti in modo definitivo. Quando stanno per travolgerci arriva chi ci mette in salvo, poi i vecchi mali riprendono progessivamente vigore finché non arrivano un’altra crisi e un altro salvatore, tutti liquidati appena possibile. Monti, Draghi… Ma il libro di Cazzola è un agile instant book, racconta i fatti di quell’anno e lascia a noi il compito di rifletterci.