“È passato oltre un anno da quando il governo è entrato nella compagine azionaria di Acciaierie d’Italia immettendo oltre 400 milioni: a Genova però nessuno si è accorto di tutto questo con pochissimi investimenti nello stabilimento che potrebbe diventare invece strategico nel rilancio della siderurgia in Italia”.
Questo è il testo della nota a firma del segretario generale Fim Cisl Liguria, Christian Venzano, e del responsabile rsu Fim Cisl Liguria per Acciaierie d’Italia a Genova, Nicola Appice.
“Adesso da parte dello Stato è pronto un ulteriore miliardo di euro da immettere all’interno dell’azienda − prosegue il comunicato − ma ora ci aspettiamo veramente che prenda in mano la gestione garantendo una precisa svolta che sia mirata a un piano di rafforzamento di tutti gli stabilimenti. Non è possibile che si continui a navigare senza avere una prospettiva a media-lunga scadenza in un settore così fondamentale per il nostro paese”.
“Qui − scrivono i rappresentanti sindacali − si vive alla giornata senza un piano industriale, nel caso di Genova ci troviamo di fronte a una situazione allarmante: lo stabilimento avrebbe bisogno di una massiccia iniezione di risorse economiche, partendo dalle manutenzioni fino agli investimenti strutturali: invece ci troviamo a gestire innumerevoli problematiche che ci impediscono di produrre come invece potremmo fare. Serve quindi una nuova governance con manager di riferimento dello Stato che possano salvaguardare e rilanciare la siderurgia nel nostro paese”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Fim Fiom Uilm. «È necessario che l’esecutivo faccia finire questa telenovela di Arcelor Mittal che dura ormai da anni − dichiara Antonio Apa, coordinatore Uilm Liguria −. L’incontro della settimana scorso al ministero non ha prodotto nessun risultato, anzi è stato un insulto nei confronti dei lavoratori».
Oggi su indicazione delle segreterie nazionali Fim Fiom Uilm i lavoratori di Acciaierie d’Italia sono scesi per le vie della città “per manifestare tutto il loro dissenso nei confronti di questa farsa”.
«La situazione di Acciaierie d’Italia − prosegue Apa − è drammatica, oltre alle 145 aziende di appalto che sono rimaste ferme fino a metà gennaio, si aggiungono i 2.500 lavoratori posti in cassa a marzo in modo unilaterale e i 1.700 di Ilva in AS. L’azienda ci racconta delle bufale, nel senso che nel 2022 erano previste 5,7 milioni di acciaio e ne sono stati prodotti circa 3 milioni, non si può andare avanti in questo modo, urge un intervento drastico da parte del Governo, anche perché non si può procrastinare da qui al 2024 il closing che prefigurerebbe la morte naturale dell’Ilva. Taranto, allo stato, non può andare avanti a rifornire il gruppo, in quanto lavora con 2 altoforni e gli impianti di finitura sono fermi».
«È necessario, altresì, che il Governo prenda in mano la situazione in quanto, a mio giudizio − sottolinea Apa − non esistono le condizioni né di un riequilibrio tra Invitalia e Mittal né la possibilità di rinegoziare i ruoli, quindi occorre cacciare Mittal definitivamente dalla gestione di Acciaierie d’Italia. Il miliardo stanziato dal precedente Governo rischia di essere il pomo della discordia in quanto c’è una divergenza tra Invitalia e Mittal sulla finalità dello stesso che a mio giudizio deve servire per l’aumento di capitale non certamente per la liquidità e per la gestione ordinaria come sostiene Mittal. A noi interessa, e i lavoratori lo hanno dimostrato, oggi che non si può rimandare la questione alle calende greche, occorre che lo stesso miliardo venga utilizzato per sostituire l’attuale maggioranza, facendo prendere le redini a Invitalia o su un progetto di nazionalizzazione oppure attraverso lo stesso, assumere la gestione attraverso una governance. In un modo o nell’altro, il Governo deve usare le risorse per cancellare ArcelorMittal».