Psa per il 2022 si attende una lieve crescita nei volumi movimentati nel complesso dai terminal genovesi rispetto al 2021 e prevede che le iniziative e i progetti in corso sulle infrastrutture portuali, stradali e ferroviarie portino a una importante svolta positiva. Lo dichiara Roberto Ferrari, ceo di Psa Italy e amministratore di Psa Genoa Investments, intervistato da Liguria Business Journal.
Psa Italy è un brand commerciale che coordina Psa Genova Pra’ e Psa Sech a Genova, Psa Vecon a Venezia. Psa Genoa Investments è la holding che controlla le società di Genova.
In che misura la pandemia ha colpito i traffici dei due terminal?
«La pandemia ha sicuramente avuto un impatto, e sta ancora avendolo, poiché non siamo ancora usciti definitivamente da una situazione di emergenza».
Quanti teu avete movimentato a Pra’ nel 2020 e nel 2021?
«Psa Genova Pra’ ha movimentato 1.632.000 teu nel 2019, 1.407.000 teu nel 2020 (-14%), 1.485.000 teu nel 2021 (+5% rispetto al 2020, ma ancora -9% rispetto al 2019). Oltre ad aver avuto un significativo impatto sui volumi, il Covid ha reso necessario adottare una serie di misure per la sanificazione degli ambienti e alla sicurezza dei lavoratori, che si sono tradotte in accresciuti costi operativi».
Che cosa prevedete per i due terminal, Pra’ e Sech, nel 2022? Come procede la sinergia tra le due strutture?
«Il 2022 prevede una lieve crescita nei volumi movimentati nel complesso dai due terminal rispetto al 2021, seppur sia difficile fare previsioni puntuali, visto il permanere di un trend caratterizzato da irregolarità negli scali. La sinergia fra le due realtà si è già concretizzata nella creazione di un contratto di rete, che comprende la possibilità di operare congiuntamente in diverse funzioni, quali Amministrazione e Reporting, Procurement, Engineering, IT e HSSE. Si stanno studiano ulteriori sinergie anche in ambito operativo, sebbene al momento i due terminal siano gestiti con sistemi operativi differenti».
In ambito europeo i traffici in Italia hanno sofferto più o meno rispetto agli altri Paesi?
«La riduzione dei traffici in Italia in termini percentuali è stata sostanzialmente analoga a quella dei principali Paesi europei».
Quanto è stato impattante il crollo del viadotto Morandi sul traffico del terminal di Pra’? Avete risentito dei ritardi dovuti alla mancanza del ponte Morandi e il nuovo ponte ha migliorato la situazione?
«L’impatto è stato significativo sul terminal di Pra’, ma ancora più rilevante sui terminal del porto vecchio. I due anni trascorsi tra il crollo del ponte Morandi e l’inaugurazione del nuovo ponte Genova San Giorgio sono stati difficili, e hanno costretto gli operatori ad affrontare difficoltà mai occorse prima. Senz’altro il nuovo ponte ha ripristinato le condizioni precedenti, anche se la tragedia ha portato alla luce carenze di gestione e di manutenzione in tutta le rete autostradale ligure, da tempo presenti ma mai risolte, con cui ancora oggi siamo chiamati a fare i conti».
È cambiata, rispetto al passato, l’efficacia dell’hub genovese?
«Ci sono ancora molti margini di miglioramento. Le iniziative e i progetti in corso sulle infrastrutture portuali, stradali e ferroviarie, anche con l’aiuto dei prestiti e delle sovvenzioni previste dal Pnrr, potranno portare a una vera svolta positiva».
Soffrite e in quale misura per i limiti ferroviari e per la situazione delle autostrade? Ritenete decisiva l’entrata in funzione del Terzo Valico?
«Soffriamo tantissimo, come soffrono tutti i privati cittadini. Il rischio sempre presente è che i traffici possano parzialmente spostarsi in altri porti, data la persistente situazione di congestione delle tratte autostradali, di cui appare difficile capire la fine. Lo spostamento delle merci su ferrovia è quindi fondamentale, e il Terzo Valico dei Giovi va ovviamente in questa direzione; i veri benefici si avranno però con la realizzazione del potenziamento della tratta ferroviaria Tortona-Pavia-Milano, che consentirà un incremento di capacità su tutta la tratta Genova-Milano, nonché la completa separazione dei traffici suburbani e regionali da quelli interregionali, di lunga percorrenza e merci».
Quali altri elementi infrastrutturali vorreste vedere potenziati sul territorio cittadino e regionale?
«Oltre a questo sarà per noi fondamentale il previsto ampliamento degli impianti ferroviari sia di Psa Genova Pra’ che di Sech, nonché il completamento della nuova infrastruttura viaria di collegamento fra il casello autostradale di Pra’ e il terminal Psa GP, con contestuale demolizione del viadotto esistente».
Ritenete utile la nuova diga foranea?
«È un progetto molto importante, che consentirà al porto vecchio di ospitare in sicurezza le navi di maggiori dimensioni, presenti sul mercato da diversi anni secondo un trend ormai consolidato delle compagnie di navigazione. Ma altrettanto importante è l’adeguamento della rete infrastrutturale retroportuale, senza il quale i potenziali aumenti di traffico derivanti dalla diga non potrebbero essere gestiti in maniera sostenibile».
Siete interessati alla realizzazione della Gronda di Ponente?
«Assolutamente sì, la riteniamo un’opera fondamentale e troppe volte rinviata, che aiuterà a decongestionare il traffico, alleggerendo l’asse autostradale ligure costituito dall’A10 e dividendo il traffico cittadino da quello pesante e di “attraversamento”. Non si può pensare di aumentare i traffici senza mettere mano alle infrastrutture stradali e ferroviarie».
Credete che il vecchio progetto del “bruco” di Bruno Musso possa esservi utile?
«È un progetto affascinante, che presenta però alcune lacune operative di difficile soluzione. Inoltre, Il costo complessivo del progetto, stimato in circa 3,7 miliardi di euro, mi sembra che lo renda poco sostenibile dal punto di vista finanziario».
(In apertura foto del terminal di Pra’)