Il 7 giugno 2016 il consiglio regionale della Liguria ha votato una mozione per chiedere al Governo e all’Europa di rivedere le misure restrittive agli scambi commerciali con la Russia.
Il sito della Regione alla data 7/6/2016 riporta: «È suicida e dannoso mantenere le sanzioni alla Russia – ha detto il presidente Giovanni Toti – non sono servite a risolvere il problema diplomatico e le crisi in corso nell’Est del nostro continente e allontanano la Russia dallo spirito di Pratica di Mare che è sempre stata la stella polare del centrodestra nei confronti di questo paese. Bisogna considerare la Russia un alleato strategico dal punto di vista politico, culturale e militare».
La decisione del consiglio e della giunta liguri era stata accolta con attenzione nel Paese governato da Putin, tanto che quella mattina in consiglio regionale era venuta una tv russa a intervistare il presidente della Regione (vedi qui).

Bisogna considerare che Toti e la sua maggioranza non erano stati i soli in Italia a chiedere l’abolizione delle sanzioni (effettivamente dannose per la nostra economia) e la ricerca di un’intesa con Putin. La stessa mozione avevano votato i consigli di Lombardia e Veneto ma anche esponenti al di fuori del centrodestra condividevano questo orientamento.
Fare i profeti a posteriori è facile, meno facile, e più rischioso, è farlo a priori, e l’idea di considerare la Russia «un alleato strategico dal punto di vista politico, culturale e militare (!)» è risultata temeraria.
Ora c’è da chiedersi se non sia il caso che il consiglio regionale ligure voti una mozione che chiarisca se e come, dopo l’invasione dell’Ucraina, il suo orientamento sia cambiato e se approvi la decisione di Draghi, che alle Camere ha dichiarato: «Ai massacri dobbiamo rispondere con gli aiuti anche militari». La nuova mozione non avrebbe alcun effetto pratico, come non l’aveva avuta quella del 2016, ma riparerebbe quello che si è rivelato un errore politico.