“Storia e geopolitica della crisi ucraina – Dalla Rus’ di Kiev a oggi” di Giorgio Cella (Carocci editore) è un libro fortemente consigliabile per chi voglia capire le ragioni di fondo della guerra in corso oggi. È impegnativo da leggere, pur essendo scritto in una prosa chiarissima e articolato in una salda struttura logica e cronologica che lo rende comprensibile anche al non specialista. Frutto di una tesi di laurea (realizzato con il contributo finanziario dell’Università cattolica del Sacro Cuore sulla base di una valutazione dei risultati della ricerca in essa espressa) contiene oltre trecento pagine dense di nozioni storico-geografiche, numerose citazioni in inglese e in francese non tradotte, una ricostruzione di eventi che inizia dalla formazione della medievale Rus’ di Kiev e arriva fino agli ultimi mesi del 2020.
Scrive Massimo de Leonardis nella prefazione: «Questo volume di Giorgio Cella fornisce un excursus sulla storia dell’Ucraina che consente di comprenderne tutte le sfumature; in quanto esso rappresenta un unicum nel campo degli studi di storia delle relazioni internazionali, intesi secondo la lezione di Pierre Renouvin sulle storie profonde. Ogni aspetto è illustrato attraverso una lettura interpretativa di fonti complesse e di diversa natura e ricorrendo a un solido approccio multidisciplinare. Centrale nella ricostruzione dell’autore è il ruolo di grande rilievo geopolitico giocato dall’Ucraina nella storia dell’Europa centro-orientale».
Tuttavia, «La crisi russo-ucraina – precisa l’autore – non è il prodotto esclusivo di dinamiche e contrapposizioni globali, ergo esogene, ma è anche il risultato di una serie di profonde e secolari problematiche intrinseche allo spazio ucraino, appartenenze identitarie, linguistiche e confessionali diversificate a livello regionale, concretizzatesi nel difficile e tortuoso processo di state building che condusse, da ultimo, alla fragile statualità raggiunta nel 1991». La ricerca si sviluppa, quindi, «su un doppio binario che si declina a sua volta in un approccio macro-micro e viceversa».
Procedendo su questo «doppio binario» il lavoro di Cella – a cui vale la pena di dedicare qualche ora sottratta ai talk show serali – non solo ci fornisce una griglia interpretativa in cui inserire gli avvenimenti di questi giorni ma è ricco di spunti che possono aiutarci a prefigurare gli scenari più propizi alla comprensione e all’integrazione tra l’Occidente e l’Europa orientale, interna ed esterna ai confini dell’Ue, e allo stesso futuro dell’Unione.
«Nel progetto di allargamento europeo a est – si legge nelle Conclusioni del volume – all’attenzione posta sul progresso politico, sulle riforme istituzionali e sull’indispensabile cura dei diritti umani converrà altresì accostare un’attenzione relativa al fattore valoriale, simbolico, culturale o più semplicemente identitario che sovente si condensa nella sfera religiosa; sensibilità religiose e tradizionali, tra l’altro, particolarmente sentite nell’emisfero europeo orientale». Non sarà dunque esclusivamente lo scontro militare o il grande gioco diplomatico tra le potenze globali che determinerà il futuro dell’Ucraina ma sarà anche la lunga battaglia persuasiva in atto per la conquista dei cuori e delle menti della popolazione che deciderà, in ultima istanza, una salda e duratura collocazione geopolitica per questa terra di mezzo europea e per la salvaguardia della sua indipendenza e sovranità. In ultima analisi (…) emerge ancora una volta come questo speciale crocevia d’Europa, e dei suoi destini, rappresenti tutt’oggi un’altissima posta in gioco nella secolare, nonché sempre attuale, contrapposizione tra Occidente e Federazione Russa nell’eterna lotta per l’estensione delle proprie sfere d’influenza».
Una posta in gioco che Putin, con la sua sciagurata decisione di invadere l’Ucraina, in questi giorni, ha già perduto: comunque vadano gli eventi militari, dopo quello che è successo sembra improbabile che sia la Russia a poter conquistare i cuori e le menti degli ucraini e degli altri popoli dell’Europa orientale, per quanto scarsa possa essere l’attenzione dell’Europa occidentale ai valori richiamati da Cella. Ma la sconfitta di Putin sul teatro russo-ucraino potrebbe comportare una sconfitta più vasta sia per per la Russia sia per la stessa Europa e forse per l’intero mondo occidentale. Cella riporta quanto scrive l’analista geopolitico americano George Friedman: «the primordial interest of the United State over which for centuries we have fought wars, the first, the second and cold war has been the relationship between Germany and Russia. Because united they are the only force that could threaten us, and to make sure that that doesn’t happen» (Starfor Speech: 100 years to US Attack on German Russia Alliance, 19 March 2016).
Oggi l’Unione europea, che nella Germania ha il suo baricentro, a causa dell’aggressione all’Ucraina è costretta a un aspro confronto con la Russia. Un confronto che, verosimilmente, non solo danneggerà, sia pure in misura diversa, entrambe le parti, ma potrebbe portare a una convergenza tra Russia e Cina, ben più pericolosa per gli Usa, di quella tra Europa e Russia. E rovinosa per l’Europa, per gli Usa e per la stessa Russia.