Settecentotrentadue pagine (nella versione italiana) che avrebbero potuto essere ridotte a duecento senza perdere nulla: il romanzo di Michel Houellebecq, “Annientare” (Anéantir) pubblicato in Italia dalla Nave di Teseo in gennaio, pur condensato non sarebbe stato un capolavoro, ma ci avrebbe risparmiato ore di tedio descrivendoci la vita di una famiglia che non ci interessa, analisi geopolitiche intrecciate di luoghi comuni e dialoghi “brillanti” da ceto medio-alto europeo.
La storia tratta di un alto funzionario dello Stato, capo di gabinetto al Ministero dell’Economia, Paul Raison (attenti ai nomi: sono allusivi!) che vive a Parigi tutto preso da un lavoro con l’amico e ministro dell’Economia, Bruno Juge. Il lavoro gli rende meno insopportabile la vita matrimoniale con Prudence, una vita da separati in casa.
Siamo alla vigilia della campagna presidenziale del 2027 e Bruno Juge sembra il più probabile successore del presidente. Un misterioso e potente gruppo terroristico, dotato di notevoli mezzi economici e informatici, semina il panico con attentati diretti a navi e industrie, diffondendo poi su internet dei misteriosi video di rivendicazione.
Questa linea narrativa non è però quella centrale. Sarà lasciata cadere ben prima della fine del romanzo, e degli attentati verrà data una spiegazione piuttosto generica. La science-fiction è un pretesto per rappresentare la storia della famiglia del protagonista, il quale improvvisamente si trova a far fronte, insieme alla sorella e al fratello minori, alla malattia e all’invalidità del padre e poi alla propria malattia e all’incombere della propria morte. La malattia e la morte portano al riavvicinamento e alla riscoperta dell’amore tra Paul e Prudence e ci regalano le pagine migliori del libro, purtroppo disturbate dall’esposizione delle idee di Prudence sul karma e la reincarnazione.