Gli esami effettuati dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (Izsplv) su una carcassa di cinghiale ritrovata a Ovada hanno accertato che la morte è stata provocata dalla peste suina africana.
La conferma è arrivata dal Centro di Referenza Nazionale per le pesti suine (Cerep) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche.
L’Izsplv ha individuato altri due casi di peste suina africana: a Fraconalto nell’alessandrino e a Isola del Cantone in provincia di Genova. A inizio di questa settimana è attesa la conferma dal Cerep.
L’area infetta individuata dal ministero della Salute, da Regione Piemonte e Regione Liguria coinvolge 78 Comuni, dei quali 54 in Piemonte e 24 in Liguria. L’ordinanza ministeriale è attesa per l’inizio della prossima settimana.
La peste suina africana non si trasmette all’uomo ma è letale per i suini che ne sono colpiti, ed è altamente trasmissibile, mettendo a rischio gli allevamenti dei maiali.
Il caso potrebbe avere ripercussioni sul commercio delle carni suine italiane, con la possibilità che i Paesi che non riconoscono il principio di regionalizzazione possano imporre il divieto di importazione su tutti i prodotti suini provenienti dall’Italia.
Il virus è molto stabile e resistente, mantiene la propria infettività per diversi mesi, sia nell’ambiente esterno sia nelle carcasse abbandonate o nella carne conservata. Viene inattivato solo dalla cottura e da specifici disinfettanti. Si può trasmettere sia per contatto diretto tra animali infetti (morti o malati) e sani, sia per via indiretta, ad esempio, qualora carni infetti (o prodotti derivati) siano dati come alimento a cinghiali o maiali. Essendo molto stabile e resistente, anche gli indumenti, i veicoli e le attrezzature venute a contatto con carni infette possono veicolare il virus.
In programa anche il blocco della caccia al cinghiale.
«I casi di peste suina rappresentano un grave danno economico per tutte le aziende liguri che operano nel settore della zootecnia – sottolinea Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria – il numero spropositato di cinghiali sul territorio rappresenta un problema da tempo, lo conferma il numero di firme che la nostra petizione per modificare la legge ha raccolto in questi mesi. Ora ne abbiamo un’altra conferma: il sovrannumero crea sempre nuove emergenze, favorisce epidemie, porta a nuove restrizioni per allevatori e aziende dalla filiera. Con il blocco della caccia per questi casi di peste suina, avremo ulteriori problemi sul territorio. I dati sono evidenti: i capi abbattibili in questa stagione erano 23.200: quelli abbattuti al 31 dicembre 2021 sono 13.500. Ora la situazione si aggraverà ulteriormente. Una ragione in più per accelerare le azioni di modifica della legge regionale che abbiamo richiesto e avviare una concreto piano di contrasto riducendo il numero di cinghiali in circolazione».