La serra marziana di Matt Damon (The Martian, 2015) potrebbe presto diventare qualcosa di più di un semplice oggetto di fantascienza. E forse potrebbero essere proprio le startup della Liguria a fornire le tecnologie e le competenze necessarie a realizzarla.
La seconda parte della giornata dedicata alla Space Economy, che si è tenuta oggi nei locali di Liguria Digitale (leggi qui il nostro approfondimento sulla prima sessione), ha dato la possibilità di scoprire proprio quante startup e pmi legate all’economia dello spazio stiano mettendo radici nella nostra regione.

A partire da SpaceV (Space Vegetables), spin-off genovese di Germina, che ha brevettato la serra multipiano adattiva, il cui prototipo terrestre è stato esposto in occasione dell’ultima edizione del Festival dello Spazio di Busalla, a luglio di quest’anno. «In una situazione particolare come la vita sulle stazioni aerospaziali – spiega il primo astronauta italiano, Franco Malerba, intervenuto durante la sessione pomeridiana dello Space Economy Day – che comporta il progressivo affrancamento dai rifornimenti della Terra, questo strumento potrebbe essere la soluzione per garantire agli astronauti gli approvvigionamenti di cui hanno bisogno per sopravvivere sia sulle stazioni orbitali, sia sui futuri insediamenti sulla Luna e su Marte». L’utilizzo di più ripiani mobili “adattivi” rispetto a una comune serra verticale permette una resa produttiva per unità di volume sensibilmente maggiore (+80%) nella stessa unità di tempo.
Mentre SpaceV fa leva su competenze di robotica e di biologia, DBSpace punta a sviluppare nuove tecnologie legate alle infrastrutture spaziali del futuro. In particolare, come spiega Malerba, questa startup genovese nata nel 2021 punta a definire un nuovo standard nell’elettrificazione delle turbomacchine per la propulsione spaziale a propellente liquido. «La sua mission – spiega l’astronauta – è quella di permettere un accesso allo spazio più economico, flessibile e più sostenibile».
Startup come SpaceV e DBSpace hanno sviluppato brillanti idee, ma senza l’ecosistema giusto, investitori pronti a scommettere su queste idee e un supporto concreto alla loro accelerazione, è difficile trasformare il proprio know-how in un business. È qui che entrano in gioco realtà come Siit Pmi, il Distretto tecnologico ligure sui Sistemi intelligenti integrati tecnologia. Il presidente Enrico Botte ha snocciolato i vari progetti a cui Siit Pmi sta lavorando proprio per dare gambe alle soluzioni sviluppate da queste piccole grandi realtà. Tra questi c’è Casa Siit «in cui stiamo accelerando quattro startup negli ambiti legati anche alla space economy – dice Botte – Sappiamo che questa è una grande economia, ma occorre dare concretezza a queste idee e favorire anche l’aggregazione tra realtà innovative. Noi siamo qui per questo: siamo aperti a tutte le imprese che hanno a che fare con l’ecosistema dell’innovazione ligure».
Lavorare in una logica di filiera è fondamentale per la crescita, ma lo è ancor di più trovare le risorse umane con le competenze professionali richieste dalle imprese di questo settore: «Qui abbiamo grosse difficoltà – osserva Botte – Già è difficile trovare dei profili legati al mondo digitale a 360 gradi, ma è ancora più complicato trovare persone competenti nelle cosiddette “materie verticali”: qui la domanda delle imprese supera di gran lunga l’offerta sul mercato del lavoro».