«Sono un innocente seriale» ha dichiarato Marco Melgrati, sindaco di Alassio, dopo avere appreso che la Corte d’Appello di Genova stamani ha pronunciato e pubblicato la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste nei suoi confronti e nei confronti degli altri appellanti, accusati per le cosiddette spese pazze del consiglio regionale relative ai i bilanci degli anni tra il 2010 e il 2012 . Per il primo cittadino di Alassio questa è la 34esima assoluzione con formula piena.
«Sono un innocente seriale – commenta – lo speravo, da sempre, da subito perché ho sempre dichiarato la mia innocenza. Sinceramente pensavo di dover arrivare in Cassazione per vedermela riconosciuta, invece oggi ho ascoltato le parole più belle: assolto perché il fatto non sussiste. Sono felice ringrazio ovviamente i giudici, le persone che mi sono state vicino in questa lunga attesa e soprattutto il mio avvocato Franco Vazio. Al momento nessun rimpasto di giunta: valutiamo con serenità il rientro attivo di Rocco Invernizzi. Questa è una grande squadra, l’ha dimostrato nel periodo più difficile della storia amministrativa alassina. Ed ora, lo sarà ancora di più».
Vazio ha emesso una nota stampa in cui si afferma: «La sentenza pronunciata questa mattina dalla Corte di Appello di Genova, con coraggio ed equilibrio – ha restituito all’arch. Marco Melgrati la serenità che un processo lungo e complesso gli aveva tolto; con imputazioni plurime e gravissime per reati di falso e di peculato. Un’assoluzione che accoglie le tesi difensive che erano state messe in campo sin dal primo momento: il fatto non sussiste. Marco Melgrati esce anche da questo processo a testa alta. Leggeremo nei prossimi giorni le motivazioni, ma non posso che essere felice per questa decisione che corona un enorme lavoro fatto nella convinzione che Marco Melgrati fosse innocente ed estraneo alle accuse allo stesso contestate».
«Resta il “vulnus” della sospensione dalle funzioni di amministratore – conclude Vazio – che ha privato la città di Alassio del sindaco eletto; certo questo è il passato, e davanti lui ora c’è solo una sentenza coraggiosa e giusta che restituisce futuro e speranza. Però sul “vulnus”, sulle procedure automatiche di sospensione dalle cariche elettive, senza valutazioni di merito e di gravità, una riflessione sarebbe necessaria svolgerla».