La Liguria resta ancora sotto la soglia dei posti letto in area medica occupati da pazienti Covid-19 (32% sul 40%) e dei posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid-19 (29% sul 30%). In calo anche la variazione percentuale dei nuovi casi (-4%), mentre peggiorano i casi attualmente positivi per 100 mila abitanti (401). È quanto emerge dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe relativo alla settimana 10-16 marzo 2021.
«L’ulteriore incremento dei nuovi casi – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – ha determinato nell’ultima settimana la netta espansione del bacino dei casi attualmente positivi, aumentato di oltre 57 mila unità». Rispetto alla settimana precedente, i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti crescono in 16 Regioni e in 15 si registra un incremento percentuale dei nuovi casi.
«A preoccupare – spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – è anche il trend in continua ascesa dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva a livello nazionale: in 4 settimane la media mobile a 7 giorni è aumentata del 94,2%, passando da 134 a 260».
«Visto che per rispettare le scadenze contrattuali fissate 31 marzo – commenta Cartabellotta – rimangono da consegnare oltre 7 milioni di dosi nelle prossime due settimane, l’Europa deve mettere in campo nuovi strumenti per garantire le forniture, pena lo slittamento continuo dei piani vaccinali di tutti i Paesi».
Al 17 marzo (aggiornamento ore 6.01) ha completato il ciclo vaccinale con la seconda dose il 3,98% della popolazione, ottavo posto in Italia per la Liguria.
L’accelerazione della vaccinazione di massa registrata nelle ultime settimane ha subìto un’inevitabile battuta d’arresto dopo il blocco precauzionale e temporaneo del vaccino AstraZeneca, in attesa del parere definitivo dell’European Medicines Agency atteso per oggi. «A seguito di questo increscioso episodio – commenta Cartabellotta – al di là dei tempi organizzativi per ripartire, non è possibile stimare la riduzione dell’adesione generale alla campagna vaccinale, né l’impatto della diffidenza o del rifiuto individuale rispetto al vaccino AstraZeneca. Un effetto boomerang generato da una comunicazione istituzionale frammentata e non lineare, frutto di una decisione impulsiva più politica che scientifica».
Nel frattempo, rispetto alla protezione dei più fragili, il 10,6% degli over 80 ha completato il ciclo vaccinale, il 28,9% invece ha ricevuto la prima dose.
«Numeri in crescita – commenta Gili – ma ancora troppo esigui per osservare risultati tangibili in termini di riduzione di ospedalizzazioni e decessi nella fascia di età più colpita dalla COVID-19».
«Tre ragionevoli certezze – conclude Cartabellotta – documentano che stiamo attraversando una fase molto critica della pandemia. Innanzitutto, la terza ondata è ripartita da un “altopiano” determinando la rapida saturazione di posti letto in area medica e terapia intensiva, in particolare in alcune Regioni. In secondo luogo, il trend dei pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva è in rapida ascesa e difficilmente raggiungerà il picco prima di 3 settimane dall’introduzione delle nuove misure restrittive. Infine, i ritardi delle forniture vaccinali e il caso AstraZeneca allontanano gli effetti della campagna vaccinale. In questo scenario, con una popolazione psicologicamente ed economicamente sfiancata e operatori sanitari allo stremo, quale sarà il cambio di passo del governo Draghi per salvare, almeno in parte, la stagione estiva?».