Entro fine mese il ministro del lavoro, Andrea Orlando, aprirà un confronto con sindacati e Regioni per affrontare i temi di una razionalizzazione degli ammortizzatori sociali – da universalizzare e semplificare – e di una riforma organica degli strumenti delle “politiche attive del lavoro”.
Le “politiche attive del lavoro” comprendono un insieme ampio di misure e strumenti molto diversi tra loro che dovrebbero adeguare le caratteristiche dell’offerta alle richieste della domanda, facilitandone l’incontro e migliorando così le possibilità di accesso all’occupazione. La loro riforma è strettamente connessa a quella degli ammortizzatori sociali ma sarà anche il perno della ripresa post Covid.
«La pandemia – ha dichiarato ieri il ministro nel corso dell’audizione nelle commissioni congiunte Politiche dell’Unione europea e Bilancio in relazione al Pnrr – ha accelerato processi di cambiamento strutturale già in atto che producono disallineamenti tra domanda e offerta. Gli strumenti messi in campo negli anni recenti, non sempre hanno funzionato e le ingenti risorse messe a disposizione dei centri per l’impiego non hanno trovato ancora piena attuazione. È quindi questo il momento di rendere effettivo il cambiamento, innovando gli strumenti, migliorando gli interventi, rafforzando la dimensione territoriale e sostenendo le situazioni di maggiore difficoltà».
La posta in gioco è altissima, il paese, già messo in ginocchio dalla pandemia, a breve potrebbe subire lo shock di una bomba occupazionale. Finora il blocco dei licenziamenti ha garantito a molti italiani di non perdere il posto di lavoro, perché i titolari di azienda in difficoltà economica hanno avuto come alternativa al licenziamento la cassa integrazione. Ci sono stati problemi e forti polemiche perché i soldi non sono arrivati sempre come e dove dovevano ma in sostanza il provvedimento ha aiutato da un lato i dipendenti a non perdere il posto e dall’altro ha garantito ai titolari d’impresa di poter in qualche modo pagare la propria forza lavoro. Il blocco dovrebbe scadere a fine marzo ed è probabile che venga prorogato ancora di qualche mese, anche per avere il tempo di riformare gli ammortizzatori sociali, ma non potrà durare all’infinito.
Che cosa emergerà dal calderone sociale esasperato dalla crisi una volta tolto il coperchio del blocco dei licenziamenti? Si parla di milioni di disoccupati ma la prospettiva è più complessa, fino al paradosso: accanto a milioni di disoccupati potrebbero restare milioni di posti liberi. E migliaia di aziende frenate nel tentativo di cogliere nuove opportunità di mercato dalla mancanza di personale adatto. Secondo il professor Severino Salvemini, docente alla Bocconi «il fenomeno del cosiddetto mismatch (mancata corrispondenza) fra domanda e offerta di lavoro che colpisce tutte le economie avanzate rischia di essere fortemente ampliato con la pandemia».
I dati confermano la probabilità di questo rischio. L‘Istat riferisce che in tutto il 2020 si sono registrati in Italia 444mila occupati in meno, il 70% costituito da donne. A dicembre 2020 la disoccupazione giovanile è tornata a sfiorare il 30%; siamo al 29,7%, in aumento di 1,3 punti su dicembre 2019 (poco prima che scattasse l’emergenza Coronavirus). Peggio di noi solo Spagna e Grecia. Dati negativi ma in linea con la tendenza dell’ultimo ventennio.
La novità è che, secondo l’Osservatorio Excelsior, nel 2020 un’impresa su tre non è riuscita a trovare le persone idonee a garantire 1,2 milioni di contratti di lavoro. Il mismatch era in atto da anni ma ora si sta ingigantendo. Che cosa succede? Sotto la pressione della pandemia molte aziende si sono ristrutturate, e- commerce, digital marketing e logistica in molti casi sono diventati baricentrici in aziende in cui prima del 2020 avevano un ruolo marginale e hanno comportato anche una riorganizzazione del personale. Le competenze richieste stanno cambiando all’interno delle aziende e stanno cambiando anche le possibilità di di sviluppo e quindi di assunzioni dei diversi comparti produttivi.
Nel maggio 2020 il Cerved prevedeva «impatti particolarmente violenti nell’ambito dei trasporti, del cinema e delle strutture ricettive e settori che invece beneficeranno del nuovo scenario come il commercio online e il farmaceutico». Secondo il Rapporto 2020 di Fondazione Nord Est dedicato alla “Ripartenza” «nel complesso tutti i settori hanno registrato una contrazione delle assunzioni: nel manifatturiero hanno sofferto soprattutto i settori del Made in Italy, in particolare i comparti moda e occhialeria, nei servizi fortissima contrazione nel turismo (-14.800 il saldo occupazionale in Veneto), ma anche commercio al dettaglio, trasporti, attività finanziarie, editoria e cultura. Gli imprenditori nordestini, intervistati a fine ottobre 2020, si attendono tuttavia l’emergere nei prossimi mesi di nuovi ambiti di crescita dell’occupazione: sanità, farmaceutico, logistica, digitale, alimentare. In ognuno di questi ambiti, e in generale, saranno più importanti le competenze digitali (per il 30% degli intervistati), accanto ad alcune competenze trasversali, come saper gestire situazioni e problemi imprevisti (43,7%), farsi carico di attività nuove e sfidanti (43,7%), l’autonomia (40,9%).
Excelsior in un report del gennaio scorso circa le difficoltà di reperimento di personale scrive: «Le figure tecniche legate ai servizi digitali, come gli analisti e progettisti di software e i tecnici programmatori sono tra le più difficili da reperire (circa 2 assunzioni programmate su 3) e anche tra quelle con una quota di assunzioni per gli under 30 che supera il 40%. Ma tra le professioni specialistiche e tecniche con il maggior incremento della difficoltà di reperimento nel 2020 si annoverano i farmacisti, gli esperti nella progettazione formativa e gli ingegneri civili. Tra le figure operaie più difficili da reperire, invece, si trovano gli attrezzisti e gli addetti a macchine utensili industriali e i meccanici e riparatori di automobili (con criticità per oltre una assunzione su due), ma è tra i muratori, i carpentieri e gli elettricisti che si osserva il maggior incremento nel 2020, figure coinvolte nella transizione in chiave di ecosostenibilità del comparto edilizio. Se tra le figure intermedie la difficoltà di reperimento è in generale più contenuta, non mancano però casi che mostrano una crescita nel 2020 come le professioni sanitarie. Una tendenza che riguarda anche altre figure tecniche e specialistiche che operano nell’ambito della sanità, innescata oltre che dall’emergenza Covid-19, anche dal processo di invecchiamento della popolazione e che richiede un diverso assetto organizzativo “di prossimità” delle strutture sanitarie e di assistenza. Anche in questo caso, driver principale sono le competenze scientifiche, sempre più coniugate con il digitale e la telemedicina. Anche nel comparto artigiano, nonostante sia stato duramente colpito dallo shock della pandemia, quasi 4 profili su 10 sono difficili da reperire».
In Liguria la tendenza non è dissimile da quella nazionale. Il rapporto Excelsior segnala nella tabella “Lavoratori previsti in entrata per gruppo professionale secondo la difficoltà di reperimento e l’esperienza richiesta le maggiori difficoltà di reperimento per mancanza di candidati o per mancanza di preparazione professionale specifica queste categorie:
a livello di dirigenti e di personale alta specializzazione: Specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche, Progettisti, ingegneri e professioni assimilate, Farmacisti, biologi e altri specialisti delle scienze della vita, Tecnici della sanità, dei servizi sociali e dell’istruzione; per impiegati, professioni commerciali e nei servizi: Addetti accoglienza, informazione e assistenza della clientela, Commessi e altro personale qualificato in negozi ed esercizi all’ingrosso, Cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici, Operatori della cura estetica, Professioni specifiche nei servizi di sicurezza, vigilanza e custodia: per operai specializzati e conduttori di impianti e macchine: Operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici, Operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche, Operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori; per professioni non qualificate: Personale generico nelle costruzioni, Personale non qualificato nei servizi di pulizia e in altri servizi alle persone
Una sfida epocale, quindi, quella che attende Orlando e il Governo Draghi, considerando il fatto che le espressioni usate dal ministro circa strumenti che «non sempre hanno funzionato» e ingenti risorse che «non hanno trovato ancora piena attuazione» appaiono eufemistiche e che una riforma radicale delle politiche attive del lavoro comporta non solo provvedimenti di tipo organizzativo ma la riqualificazione di parte del personale pubblico coinvolto.
Per il Rapporto Excelsior sulla Liguria in versione integrale Excelsior previsioni gennaio-marzo Liguria (1)