La Liguria è una delle poche regioni in cui le terapie intensive dedicate a pazienti Covid sono ancora sotto il livello di guardia.
È quanto emerge dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe nella settimana 3-9 marzo 2021.
«Oltre al tasso di occupazione da parte di pazienti Covid-19 – spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – preoccupa il trend in continua ascesa dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva a livello nazionale: in sole 3 settimane la media mobile a 7 giorni è aumentata del 66%, passando da 134 a 223».
L’epidemia avanza, anche se la Liguria sembra essere in una situazione meno grave: «Da tre settimane consecutive – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – si registra il progressivo incremento dei nuovi casi con inversione di tendenza di tutte le curve, che conferma l’inizio della terza ondata». Rispetto alla settimana precedente in Liguria cala la variazione dei nuovi casi (-4%) e aumentano i casi attualmente positivi per 100 mila abitanti (389).
Al 10 marzo in Liguria ha completato il ciclo vaccinale con la seconda dose il 3,04% (era il 2,57% la settimana scorsa) della popolazione, ottavo posto nazionale.
A livello nazionale, se da un lato il numero di somministrazioni sta progressivamente aumentando, con l’80,2% delle dosi consegnate alla popolazione persistono notevoli differenze tra i diversi tipi di vaccino: se per Pfizer sono state iniettate oltre il 90% delle dosi disponibili, questa percentuale scende per i vaccini AstraZeneca (52,2%) e Moderna (44,2%). «L’estensione da parte del Ministero della Salute all’uso del vaccino AstraZeneca agli over 65 – spiega Gili – rende urgente finalizzare gli accordi regionali con i medici di famiglia, laddove non ancora definiti, perchè la loro piena collaborazione è decisiva per accelerare la vaccinazione della popolazione generale».
Rispetto alla protezione dei più fragili, la Liguria sinora ha vaccinato con ciclo completo solo il 4,7% degli over 80 anni (3,2% la settimana scorsa), mentre la prima dose è stata somministrata a poco più del 30%. Anche qui si notano le rilevanti differenze regionali.
«La ricomposizione dell’Esecutivo – evidenzia Cartabellotta – inevitabilmente condizionerà entità e durata delle restrizioni che saranno discusse nel Consiglio dei Ministri di domani. Tuttavia, al di là delle posizioni delle singole forze politiche, tre dati sono inconfutabili in questa fase della pandemia. L’inversione di tendenza della curva dei contagi documenta l’avvio della terza ondata, seppur con rilevanti differenze regionali. In secondo luogo, in oltre la metà delle Regioni ospedali e soprattutto terapie intensive sono già in sovraccarico, anche importante, come dimostra la sospensione delle attività ordinarie. Infine, tutte le Regioni e Province dove nelle scorse settimane sono state attuate zone rosse hanno arginato la crescita dei contagi, dimostrando l’efficacia delle misure restrittive nel piegare la curva dei contagi. Qualsiasi interpretazione opportunistica di questi dati finalizzata ad ammorbidire le misure di contenimento, in nome di un illusorio rilancio economico del Paese, rappresenta una severa minaccia alla salute e alla vita delle persone, in particolare se alimentata da evidenze scientifiche parziali o interpretate in maniera strumentale per legittimare decisioni politiche».