Un nuovo ruolo per Fsu, la Finanziara sviluppo utilities srl, partecipata del Comune di Genova attraverso cui il Comune detiene la partecipazione in Iren.
La Società, strutturata attraverso il modello dell’in house providing dal 7 gennaio 2019, può assumere ora anche altre partecipazioni in società di capitali prevalentemente costituite per la gestione di servizi pubblici locali o di interesse generale, inoltre può svolgere attività finanziaria in genere finalizzata al raggiungimento dell’oggetto sociale e nell’interesse delle società partecipate dal socio unico. Per ora Fsu ha un solo dipendente e l’anno scorso ha prodotto un utile di 15 milioni di euro al netto del debito che deve restituire alle banche.
L’assessore e vicesindaco Pietro Piciocchi che ha in delega anche l’indirizzo e controllo di Fsu, spiega in commissione consiliare dedicata ai documenti programmatici sino al 2023: «Essa può diventare un punto di riferimento per le nostre Società partecipate, fornendo servizi di consulenza finanziaria, su cui ha molta esperienza, per consentire risparmi ed economie di scala. Dopo l’approvazione del bilancio faremo tutte le riflessioni del caso anche con i sindacati».
Maurizio Viganò, presidente di Fsu, ricorda una delle ultime operazioni effettuate dalla Finanziaria: «Amiu aveva un contratto di servizio in scadenza e non riusciva a finanziarsi a mediotermine con una banca, abbiamo suggerito all’azienda di emettere un prestito obbligazionario seguendo le regole delle società non quotate per una cifra di 7,5 milioni. Nel giro di tre mesi ha concluso l’operazione, in questo modo Amiu ha potuto acquistare l’area di via Sardorella» liberandosi di un affitto oneroso.
L’operazione Iren
Il Comune di Genova, tramite Fsu, oggi detiene il 18,86% del capitale di Iren, diventandone il primo azionista: «L’operazione fatta nel 2018 – spiega Viganò – non era stata semplice, perché i quantitativi trattati giornalmente in borsa ammontano a 3-4 milioni azioni, noi invece abbiamo preso 35 milioni, che era la quota che il Comune di Torino stava vendendo. Grazie a un’interlocuzione con la Consob abbiamo risolto il dubbio se questa operazione avrebbe innescato il discorso dell’Opa obbligatoria. Dei 70 milioni complessivi per l’operazione, 50 milioni sono arrivati con un finanziamento di Banca Intesa, 20 milioni con finanziamento soci del Comune di Genova imposto dalla stessa Banca. La successiva operazione è stato il convincimento di Banca Intesa a rimborsare i 20 milioni ai soci, grazie alla garanzia di distribuzione dei dividendi importanti al Comune di Genova.
L’ultima operazione è avvenuta in un momento difficile per le casse del Comune: la pandemia da Covid. «Siamo riusciti a discutere con Banca Intesa, consentendo al Comune di accedere a 14 milioni cash, autorizzando la sospensione del pagamento della rata capitale del mutuo bancario di Fsu», afferma Viganò.
In sostanza l’obiettivo di Fsu sarebbe di rendere servizi che potrebbero generare utili per le altre aziende del Comune come se si trattasse di una holding.