Parte domani mattina il dibattito pubblico sulla nuova diga foranea di Genova che sarà realizzata a circa 200 metri più al largo di quella attuale, creando una nuova configurazione degli accessi portuali. Per la prima volta nella storia il dibattito (che è stato mantenuto nonostante le deroghe sancite dal decreto Semplificazioni) sarà digitale (ci si può registrare sul sito ufficiale del dibattito stesso). Cittadini, associazioni, ma anche addetti ai lavori, potranno dire la loro su tre soluzioni alternative proposte dal raggruppamento di otto imprese che ha come capofila Technital.
Antonio Lizzadro, il project manager dell’azienda, ha illustrato i tre progetti che riassumiamo per comodità in queste slide:

La soluzione alternativa numero 3, che prevede un nuovo accesso a Levante, prevede l’accesso anche per le navi passeggeri dirette al Porto Antico, che poi possono transitare attraverso il varco in prossimità di calata Bettolo. Si tratta dell’opzione preferita sia dall’ammiraglio Nicola Carlone, comandante del porto di Genova, sia dal sindaco Marco Bucci. Lizzadro spiega: «Consente maggiore flessibilità per le manovre con navi da crociera che possono impegnare il canale esistente e si può quindi prevedere contemporaneamente l’ingresso di navi commerciali per Sampierdarena e navi passeggeri, inoltre consentirebbe uno sgravio dei traffici nei canali esistenti con influssi positivi per il diporto e i cantieri navali». Carlone conferma: «Questi accorgimenti migliorano la manovrabilità delle navi e le fanno anche uscire in sicurezza. Teniamo conto che ora le navi da crociera sono lunghe 330-340 metri e si allargano. Quello che conta è di considerare sia l’ingresso sia l’uscita delle navi anche per risolvere situazioni di emergenza. Noi caldeggiamo l’ampliamento dell’attuale ingresso recuperando anche il lato Polcevera dove si può guadagnare in uscita, tenuto conto anche del ruolo dei rimorchiatori e dei piloti».
La terza e ultima soluzione (chiamata la numero 4) invece prende in considerazione l’idea di un imbocco da Ponente
Naturalmente le tre soluzioni hanno costi diversi: si va da 750 a 950 milioni euro per la cosiddetta fase A ovvero la prima fase funzionale, per arrivare a un costo complessivo di un miliardo o un miliardo e trecento milioni. La soluzione meno costosa sarebbe quella con l’ingresso da Ponente. Quasi il doppio rispetto a quanto ipotizzato nelle ipotesi iniziali.
Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli ha chiarito che il governo finanzierà il progetto con i 500 milioni del Recovery Fund, ma che è disposto a inserire altro denaro attraverso un atto amministrativo fino a 750 milioni nel caso la scelta finale ricada sulle opzioni più costose. «Il governo tiene particolarmente a questa infrastruttura, oltre che a tutta la Liguria che beneficierà nei prossimi 5 anni del massimo delle risorse a disposizione da tutte le fonti di finanziamento: 20 miliardi di euro per infrastrutture, mobilità e portualità. L’abbiamo inoltre inserita tra le opere per cui è possibile nominare un commissario per l’accelerazione dei lavori».
Anche il sottosegretario Roberto Traversi ribadisce che «Si tratta di un finanziamento molto importante, che mette Genova in primo piano nella programmazione del Recovery, una cifra considerevole anche rispetto a quanto viene investito negli altri porti italiani, che dimostra che il ministero crede tantissimo in questa infrastruttura, perché migliorerà sia la logistica sia l’infrastrutturazione di tutto il porto con grandissimo vantaggio per la sicurezza e per tutti gli stakeholder che ci lavorano».
Il fatto che il progetto sia inserito nel Recovery Plan, secondo Traversi «è un grandissimo vantaggio, un’opportunità che non si può sprecare, bisogna rispettare le tempistiche ma questo tutto sommato è un vantaggio per chi vuole realizzare l’opera. Nel 2026 bisognerà avere terminato, alla fine del prossimo anno bisognerà avere dato l’appalto, abbiamo delle logiche imposte dall’Europa, sbagliare significa perdere i contributi. Dobbiamo tutti correre».
Tutte e tre le soluzioni hanno dimostrato che sono sicure, attraverso studi utilizzando simulatori, e assicurano l’operatività portuale in sicurezza.
Il presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini spiega le motivazioni dell’opera: «Garantisce una maggiore protezione ai bacini interni, i transiti e le manovre delle navi in totale sicurezza, lo sviluppo dell’area portuale, attraverso l’incremento dei traffici. La nuova diga è progettata per consentire al Porto di Genova di ospitare in sicurezza navi più grandi, della lunghezza di 400-450 metri, senza limitare gli accessi e le manovre verso gli accosti ed adeguandosi alle esigenze delle maggiori compagnie di navigazione. Senza questo intervento, il porto di Genova rischia di non poter espandere il proprio mercato e di perdere importanti quote di quello attuale».
L’authority ha scelto di compiere un percorso più scrupoloso possibile per realizzare l’opera nel modo corretto: gara europea e dibattito pubblico appunto: «Il problema di accessibilità al bacino storico del porto non è solo evidente – sottolinea Signorini – ma un punto centrale della politica dei trasporti europei. L’Europa ha acceso un faro da tempo sull’accessibilità al porto di Genova sia marina sia terrestre. Negli ultimi documenti di programmazione del corridoio Reno-Alpi è esplicitato più volte e considerato priorità europea. Per cui non è solo una posizione della Città, tanto che l’Europa ha già finanziato i primi studi della nuova diga del porto di Genova nel 2013».
Per il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti la diga è indispensabile «se vogliamo andare avanti in quel percorso di crescita nella vocazione logistica portuale da sempre nel nostro dna. Non farla renderebbe meno efficaci e produttivi gli investimenti di denaro sulla logistica a terra».
Il sindaco Marco Bucci ritiene che l’investimento sulla diga sia un «pensare a lungo termine. La facciamo per Genova, per il Nord Italia, per l’Italia e per l’Europa. Il corridoio Reno-Alpi porta il 55% delle merci europee. Tra 8 mesi sbarcherà qui il Blue Med, il cavo più importante di trasmissione dati. Una costruzione di questo genere può dare alla città non solo acqua calma, non solo merci, ma anche opzioni come le pale eoliche sul mare o per fare strade o percorsi di comunicazioni. Teniamo le menti aperte, ragioniamo come leader del mondo».
Marco Rettighieri, responsabile di attuazione del programma straordinario degli interventi spiega: «La nuova opera coinvolgerà fondali di non semplice trattamento, visto che andremo a 50 metri di profondità, ma è un’opera essenziale per accogliere navi da 20-22 mila teus oltre che quelle da crociera. Ci lavorerà una serie di società italiane e straniere che rappresentano il fiore all’occhiello per questo tipo di lavori marittimi. Dovremo fare i conti con le non sempre facili condizioni atmosferiche che contraddistingono il nostro clima, ma tutto ciò non ci impedirà di raggiugnere i nostri obiettivi. Entro quest’anno assegneremo la prima parte di questi lavori».
Andrea Pillon, di Avventura Urbana, sarà il coordinatore del progetto del dibattito: «Domani è previsto il primo incontro dalle 9 alle 12. Raccoglieremo osservazioni, proposte migliorative, individueremo eventuali criticità in modo che progettista e Autorità portuale possano prendere la decisione più consapevole rispetto all’opera. Parallelamente abbiamo costituito una commissione tecnica composta da Comune, Regione, Struttura commissariale, Adsp che ha compito di assistere e intervenire nel dibattito pubblico e fare incontri tecnici per ascoltare interlocutori come i presidenti dei Municipi, enti e organizzazioni portuali e aeroportuali, operatori portuali, rappresentanze di categoria e rappresentanze sindacali. Concluderemo con una mia relazione, posizioni emerse e proposte migliorative».