In Liguria scendono ancora i posti letto di terapia intensiva occupati da pazienti Covid-19, ma sono ancora di poco sopra la soglia del 30%. Secondo il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe nella settimana 9-15 dicembre, la percentuale è del 33%. Un calo sensibile rispetto al 41% della scorsa settimana.
Anche i posti letto in area medica sono ancora oltre il limite del 40%: un 46% che “vale” il quinto posto in Italia. Erano il 47% la scorsa settimana, quindi un calo davvero lieve.
Andando a guardare i principali indicatori presi in considerazione da Gimbe, emerge ancora una performance in peggioramento per quanto riguarda i casi testati per 100 mila abitanti: 480 (erano 486 la settimana scorsa).
«I dati di questa settimana – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – confermano il rallentamento del contagio, documentato dalla riduzione dell’incremento percentuale dei casi totali – 6,4% a livello nazionale, registrata anche in tutte le Regioni – e dal numero dei nuovi casi settimanali in calo del 17,1%. Tuttavia, la netta riduzione dei casi testati finisce per sovrastimare gli effetti delle misure di mitigazione». La consistente e ingiustificata riduzione dell’attività di testing viene infatti registrata in tutte le Regioni, eccetto Veneto e Valle d’Aosta.
Secondo Cartabellotta sicuramente le misure restrittive introdotte dal Dpcm del 3 novembre 2020 hanno frenato la diffusione del contagio, «ma la lenta e irregolare discesa della curva, unita a un rapporto positivi/casi testati stabile da tre settimane, suggeriscono che le misure di mitigazione abbiano ormai dato il massimo risultato e ora, con le progressive riaperture, verosimilmente la curva prima rallenterà la sua discesa per poi tornare inesorabilmente a salire».
«Anche sul fronte ospedali – spiega Renata Gili, responsabile ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe – l’entità del rallentamento non lascia spazio a grandi entusiasmi. Peraltro non è possibile definire quanto la ridotta pressione su ricoveri e terapie intensive sia un effetto delle misure di contenimento e quanto dipenda invece dall’elevato tasso di mortalità dei pazienti ospedalizzati».
Il numero dei decessi continua inesorabilmente a salire. Secondo Gimbe questi numeri, che catapultano l’Italia al primo posto in Europa per decessi totali da Covid-19 (65.857) e per tasso di letalità (3,5%), stridono molto con le parole del premier Conte secondo cui “Con misure calibrate e ben circoscritte stiamo reggendo bene questa seconda ondata“.
«Nell’imminenza delle festività natalizie – dichiara Cartabellotta – a fronte di dati tutt’altro che tranquillizzanti, le decisioni politiche continuano a essere condizionate conflitti istituzionali, compromessi partitici e reazioni emotive, piuttosto che essere informate da un piano strategico per tutelare la salute, sostenere concretamente l’economia e gestire le conseguenze sociali della pandemia». In altre parole, se è doveroso il continuo appello alla responsabilità civica delle persone chiamate a non abbassare la guardia in alcun modo, governo e Regioni devono ammettere che, dopo gli estenuanti tentennamenti di ottobre nell’introdurre le restrizioni, le hanno poi allentate troppo frettolosamente, senza attendere una flessione significativa dei contagi, né un consistente svuotamento degli ospedali.
«In questo scenario – conclude Cartabellotta – la serrata di Natale è l’unica possibilità per non affacciarsi al nuovo anno con ospedali ancora saturi e servizi sanitari che rischiano di andare in tilt per la coincidenza tra riapertura delle scuole, picco dell’influenza e avvio della campagna di vaccinazione anti-Covid. Non è più il tempo di giocare con i colori disorientando la popolazione, ormai stremata psicologicamente ed economicamente dal continuo e imprevedibile tira e molla sino all’ultimo minuto: governo e Regioni non possono limitarsi a temere la terza ondata, devono arginarla».