«La lettera di messa in mora da parte della Ue al governo italiano, in cui si afferma che l’estensione di tutte le concessioni demaniali marittime fino al 2033, sarebbe in contrasto con il diritto europeo, dimostra l’immobilismo del governo italiano che si è disinteressato totalmente di tutelare tutte le nostre realtà che gravitano sul demanio marittimo». Lo afferma il coordinatore in Conferenza delle Regioni del Demanio marittimo e assessore di Regione Liguria Marco Scajola, non appena appresa la notizia della messa in mora dell’Italia.
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«Un’azione violenta da parte dell’Unione Europea − dichiara l’assessore − che avviene in un momento già difficile e incerto per tante famiglie e tanti lavoratori che, con questa notizia, vedranno il loro futuro lavorativo messo in discussione. Il governo non ha fatto nulla per evitare questo. Ora l’esecutivo deve impegnarsi a rispondere in modo chiaro e deciso all’Unione Europea, difendendo le nostre realtà economiche e il nostro territorio da rischiose scalate di multinazionali straniere interessate da anni alle nostre coste. Il governo ha il dovere di difendere l’estensione delle concessioni demaniali marittime, perché questa è una legge dello stato italiano, tutt’ora valida e deve rimediare agli errori fatti per dare garanzie alle imprese, soprattutto in un momento di grave crisi economica come questo».
«Come regioni – conclude il coordinatore del Demanio − avevamo richiesto al governo risposte proprio su questo tema e già da mesi avevamo ribadito l’esigenza di un ulteriore atto governativo per difendere famiglie e imprese. Ciò non è accaduto e oggi, a pochi giorni dal Natale, questo è il regalo del governo Conte a più di 35 mila imprese italiane».
Sono 785 le procedure di infrazione avviate nel 2020 dalla Commissione europea, per un totale di 1.799 le procedure di infrazione pendenti in Europa (dati openpolis).
L’Italia si colloca all’ottavo posto (insieme a Spagna e Grecia) per numero di nuove procedure aperte dall’inizio dell’anno (31). Tra gli Stati che fanno peggio troviamo il Portogallo con 51, il Regno Unito con 48 e il Belgio con 47.
Rispetto a giugno 2020, le infrazioni pendenti a carico dell’Italia si sono ridotte dell’8,2%: sono 85 le infrazioni attualmente in essere. Di queste, 47 sono ancora all’inizio dell’iter. Per queste, l’ultimo aggiornamento risale all’invio da parte della commissione della lettera di costituzione in mora, come previsto dall’articolo 258 del Tfue. Quattordici sono al secondo passaggio, il parere motivato da parte della commissione, mentre per altre 17 la commissione ha già fatto ricorso alla corte europea di giustizia. Circa il 91,8% delle procedure è quindi ancora sotto la normativa dell’articolo 258. Sono 7 invece quelle che a oggi si trovano nell’ambito dell’articolo 260 per cui sono già state richieste sanzioni economiche.
24 le procedure a carico dell’Italia che riguardano tematiche ambientali.