«Rsa in affanno nel pieno della pandemia; la Regione investa maggiori risorse per consentire alle strutture una risposta tempestiva e adeguata agli anziani ospiti che sono quelli a maggior rischio di contrarre il virus. In queste strutture ci sono i più fragili tra i fragili». È l’appello del consigliere comunale e provinciale di Forza Italia Eraldo Ciangherotti (Forza Italia) dopo aver raccolto da più parti «la totale carenza dei vaccini antinfluenzali».
Nel frattempo il ministero della Salute invierà una circolare a tutte le Regioni per chiedere di intensificare i controlli sul rispetto delle linee guida che, proprio sulle Rsa, sono state preparate dall’Istituto Superiore di Sanità. Allertati anche i Nas dei carabinieri. «Le linee guida dettano una serie di regole che le Rsa devono rispettare non solo per visite esterne ma anche per i controlli sul personale interno che entra ed esce ogni giorno dalla struttura», ricorda Ciangherotti.
Il consigliere di Forza Italia guarda oltre: «Acceleriamo le procedure di distribuzione del vaccino, ma al tempo stesso è necessario investire somme adeguate in queste strutture perché possano essere efficienti nella battaglia contro un virus al quale sono esposti maggiormente i nostri nonni».
In questi mesi di pandemia Ciangherotti ha raccolto le testimonianze degli operatori tra turni massacranti aggravati dalla mancanza di personale, soprattutto infermieri. «Molti si sono ammalati e sono in quarantena a casa, altri con patologie pregresse si sono messi in malattia e diversi altri ancora sono stati reclutati dagli ospedali. In varie Rsa della provincia come del resto della regione sta succedendo, come nelle terapie intensive, che non si ha tempo di bere, di mangiare: si corre da un paziente all’altro, senza riuscire a dare l’assistenza dovuta, con grande affanno e lavorando fino allo stremo delle forze. Non solo. Nel contesto attuale una persona ci pensa due volte prima di portare un proprio famigliare in una Rsa: sia per l’immagine negativa che è stata affiliata nel corso dell’emergenza e sia perché la chiusura delle visite preclude la possibilità di incontrare i famigliari, oltre ovviamente alla difficoltà economica delle famiglie a sopportare le spese. Non mancano solo i vaccini. Nelle Rsa mancano i tamponi e i test rapidi. La vera battaglia per chi è in trincea la si fa con la diagnosi precoce e con la netta separazione tra gli ospiti sani e quelli che purtroppo si sono ammalati. Il tracciamento, a mio avviso, deve essere costante sia per gli ospiti che per il personale. Ma è sono necessari adeguati investimenti prima che la situazione possa esplodere».
L’Istituto superiore di sanità ha analizzato gli effetti della prima ondata di Covid nelle Rsa. Tra il primo febbraio e la fine di aprile di quest’anno nelle strutture italiane ci sono stati 9.154 morti. Di questi, 680 erano risultati positivi al tampone, il 7,4%. Altri 3.092, il 33,8%, avevano avuto sintomi «simil-influenzali». Ma su di loro resta il punto interrogativo perché non avevano fatto il tampone.