Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti il sindaco Marco Bucci attenderanno la bozza del prossimo Dpcm per evitare duplicazioni di misure ma, per i quartieri di Genova su cui c’è la maggiore attenzione, è possibile che verranno decise ulteriori misure restrittive. Lo ha dichiarato lo stesso Giovanni Toti durante l’aggiornamento sull’epidemia Covid, aggiungendo: «Ovviamente sempre con buon senso, sapendo che stiamo parlando di quartieri e persone già allo stremo e non vorremmo, per proteggerle dal Covid, farle uccidere da una congiuntura economica sempre più difficile».
La pressione sugli ospedali per ora resta gestibile: «Rimaniamo in fase 2 del piano incrementale dei posti letto, senza chiudere o ridurre l’attività in elezione e, anzi, cerchiamo di recuperare quella che stata sospesa durante il lockdown».
Dall’analisi dei dati emerge che dei 320 nuovi casi registrati nell’area metropolitana, 102 non sono ascrivibili ad accertamenti effettuati ieri: 57 arrivano infatti da conferme dei tamponi rapidi effettuati venerdì e sabato scorsi dall’ambulatorio della Commenda di Prè e altri 45 spiega il governatore derivano da un ritardo nella trasmissione dei dati relativi a tamponi eseguiti nei giorni scorsi e registrati oggi. «Nell’area metropolitana i nuovi casi legati al monitoraggio delle ultime 24 ore sono in realtà 220 circa – precisa Toti – e arrivano per lo più dal centro storico e dai quartieri Sampierdarena, Cornigliano e Rivarolo, maggiormente attenzionati negli ultimi giorni. Inoltre, 9 positivi derivano dal sistema scolastico che continua essere monitorato e 10 dalle Rsa».
Circa la diffusione del virus nel centro storico Toti spiega che «la circolazione del Covid varia tra i 5 e i 10 nuovi positivi ogni 10 mila abitanti, a fronte di una media cittadina inferiore ai 2 nuovi positivi ogni 10 mila abitanti. C’è quindi una grande differenza ed è la ragione per cui nei giorni scorsi con il sindaco Bucci abbiamo introdotto misure di ulteriore contenimento come le mascherine obbligatorie».
In vista del nuovo Dpcm del governo, Toti spiega che «potrebbe contenere, grazie anche all’insistenza delle Regioni, la possibilità di utilizzare i tamponi rapidi come elemento di screening ovvero di diagnostica. Quando un tampone rapido risulta ‘non negativo’ il risultato dev’essere confermato da un tampone tradizionale, molecolare. Se il governo ci autorizzerà come le Regioni hanno chiesto, basterà il test rapido e questo consentirà di isolare e tracciare molte più persone in un tempo assai più ragionevole. Così come potrebbe essere ridotto a 10 giorni il periodo di quarantena, tenuto medio che il tempo medio di incubazione non supera i 7 giorni. Questi sono elementi positivi. Ci saranno anche l’obbligo di mascherina per tutti, eccetto per chi fa sport, e altre limitazioni che sono frutto del lavoro del Cts e del confronto con le Regioni. Quello che stiamo dicendo al governo e ho detto al ministro Boccia, è cercare di danneggiare il meno possibile un’economia che fa molta fatica, con il 10% di Pil che manca al Paese. Per quanto riguarda bar, ristoranti, somministrazione di alimenti e bevande bisogna cercare prendere le misure minime per contenere i contagi ma senza determinare chiusure particolarmente penalizzati per attività che hanno già sofferto moltissimo».