Imperia (46esima a livello nazionale) è la provincia ligure più virtuosa per pagamenti da parte delle imprese grazie a una quota dell’8,5% di ritardi gravi (oltre i 30 giorni) e del 29,6% di pagamenti alla scadenza. È quanto emerge dallo Studio Pagamenti, aggiornato ai primi sei mesi del 2020, realizzato da Cribis, società del gruppo Crif specializzata nella business information.
Savona si posiziona al secondo posto in Liguria e al 55esimo in Italia (10,2% di ritardi gravi e 27,6% alla scadenza) seguita a ruota da Genova (56esima in Italia con 11,7% di pagamenti oltre i 30gg e 29,8% nei tempi) e La Spezia, 66esima tra le province italiane con il 26,5% di pagamenti puntuali, ma il 14,8% in grave ritardo. La Liguria è la decima regione italiana meno puntuale con solo il 28,8% dei pagamenti delle imprese alla scadenza nel secondo trimestre 2020 e l’11,2% in ritardo di oltre 30 giorni.
Al 30 giugno 2020 cominciano a evidenziarsi le ripercussioni economiche negative dell’emergenza Covid-19 sulla puntualità dei pagamenti delle imprese: le aziende che pagano i fornitori con grave ritardo (oltre i 30 giorni) sono l’11,8%, un dato in aumento rispetto al primo trimestre 2020 (10,6%) e sostanzialmente analogo a quello di un anno fa (11,6%).
Inizia tuttavia a vedersi qualche lieve miglioramento, soprattutto per le microimprese, che fanno registrare una maggiore stabilità per i pagamenti a scadenza. Il Nord Est e il Nord Ovest del Paese hanno registrato l’incremento più elevato di ritardi gravi rispetto al trimestre precedente (rispettivamente 16,7% e 13,3%), mentre a livello settoriale aumentano i ritardi gravi per Industria e Commercio all’ingrosso.
Oltre la metà delle imprese (53,2%) adempie i propri obblighi di pagamento con un ritardo massimo di 30 giorni (54,5% lo scorso trimestre). Alcuni settori mostrano però i primi segnali di sofferenza: l’industria, dove i pagamenti in grave ritardo crescono, rispetto al trimestre precedente, del 23,2%, il commercio all’ingrosso (+11,5%), i servizi (+7%), le costruzioni (+5%). In altri segmenti, come i servizi finanziari e il settore rurale, caccia e pesca, i ritardi gravi non sono aumentati.
«Dall’analisi dei dati − commenta Marco Preti, amministratore delegato Cribis − emerge che nel secondo trimestre di quest’anno si stanno manifestando le prime ripercussioni economiche negative sui tempi di pagamento delle imprese. Una conseguenza inevitabile dovuta alla situazione pandemica mondiale ma che deve, necessariamente, indurre le imprese nazionali di tutte le dimensioni a rivedere le proprie politiche di selezione di fornitori o partner commerciali, puntando con decisione a privilegiare soggetti e interlocutori con un elevato grado di affidabilità economico finanziaria e non solo».
Nonostante il Nord Est e il Nord Ovest del Paese abbiano registrato l’incremento più elevato di ritardi gravi rispetto al trimestre precedente (16,7% e 13,3%), il Nord Est si conferma ancora l’area geografica più affidabile, con il 7,7% di pagamenti oltre i 30 giorni, mentre il Sud e le Isole sono le zone dove le imprese continuano ad incontrare maggiori difficoltà, con il 18,9%. Con il 21,8% di imprese che effettuano i pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo, la Calabria, pur essendo la regione con il maggiore decremento (-1,8%) di ritardi gravi rispetto all’ultimo trimestre del 2019, divide con la Sicilia la prima posizione nella graduatoria regionale, mentre la Campania (19,5%) è terza.
Lo Studio di Cribis rileva che le regioni con meno ritardi gravi sono nell’ordine il Trentino Alto – Adige (6,2%) e le regioni più colpite dall’emergenza sanitaria, cioè Lombardia (7,4%), Emilia-Romagna (7,6%) e Veneto (8%) che, rispetto al trimestre precedente, perde due posizioni.
A livello provinciale, il podio delle meno virtuose vede Trapani, Reggio Calabria e Palermo nelle prime tre posizioni, seguite da Crotone e Messina. Quelle con meno ritardi gravi sono invece Brescia, che scavalca Sondrio e Bergamo (rispettivamente prima e seconda nel trimestre precedente), seguite da Lecco e Trento.
Nonostante la maggiore stabilità per i pagamenti a scadenza, le microimprese registrano la quota più elevata di ritardi gravi: 12,8%, a fronte del 7,8% delle piccole, il 5,9% delle medie e il 5,7% delle grandi.
In base all’analisi, il gruppo merceologico meno puntuale è quello del commercio al dettaglio che, con il 17,2% delle imprese con un’incidenza di ritardi gravi, precede il settore rurale, caccia e pesca (13,1%), le costruzioni (10,2%) e quello del commercio all’ingrosso (9,7%).