I medici di famiglia non possono prescrivere i farmaci anti-covid. Neanche il Plaquenil, ossia l’idrossiclorochina.
Lo comunica a Liguria Business Journal Andrea Stimamiglio, presidente della Federazione italiana medici di medicina generale della Liguria. «L’Aifa ci ha appena inviato un’informativa in cui i rischi nell’uso di questo farmaco sarebbero superiori ai benefici – afferma – se abbiamo un nostro paziente con sintomi o positivo al coronavirus non possiamo fare altro che mandarlo in ospedale».
Non certo la direzione auspicata da tanti, nell’ottica di una gestione più territoriale e meno ospedaliera dell’epidemia. L’auspicio dei medici di base è di tornare nuovamente a essere il primo anello della catena sanitaria.
«A livello organizzativo la sanità territoriale deve migliorare – sostiene Stimamiglio – i medici di medicina generale non vanno più al domicilio per visitare i pazienti, ma la tecnologia ci potrebbe aiutare: a partire dalla teleassistenza, un progetto che dovrebbe essere avviato entro qualche mese. È molto utile».
Si tratta di un collegamento virtuale con il paziente per controlli periodici anche sui medicinali in modo da fissare la visita solo in caso di reale necessità. «Tutto questo è interessante anche per i consulti specialistici».
Intanto i medici di famiglia proseguono nell’attività ricevendo solo su appuntamento. «Stiamo registrando un aumento delle richieste di visite in studio, i numeri sono in crescita». Una sorta di “ritorno alla normalità” dopo una fase in cui probabilmente si tendeva a evitare il più possibile di accedere agli studi se non per stretta necessità.
L’epidemia però non ha fermato solo i pazienti. Stimamiglio evidenzia una possibile criticità sulla formazione delle nuove leve: «Si diventa medici di medicina generale frequentando un corso triennale. Quello che avrebbe dovuto iniziare a novembre 2019 non è partito e abbiamo la certezza che comincerà a settembre. Andando a “scontrarsi” con il corso 2020. Si dovranno studiare delle misure per evitare l’affollamento».