Regione Liguria e Alisa sono inadempienti per Nicola Dho, Gabriele Bertocchi, Carlo Benvenuto segretari generali rispettivamente di Fp Cgil, Cisl Fp, UIl Fpl Liguria per quanto riguarda le assunzioni in sanità.
“Dal 23 febbraio – si legge nella nota congiunta – non appena il governo ha emanato le prime norme emergenziali, abbiamo ricordato a presidente, assessore alla Sanità e al commissario di Alisa che la strutturale carenza di organico in sanità (nonostante il finanziamento pro-capite tra i più alti d’Italia) era incompatibile con la situazione di crisi che si stava avviando e che erano urgenti assunzioni massive di personale (medico, infermieristico e di supporto) per fronteggiarla”.
I segretari generali affermano che l’11 marzo, quando l’emergenza aveva già sconvolto il servizio sanitario regionale, era stato chiesto alla Regione un tavolo di confronto permanente ponendo al centro – oltre alle assunzioni – tutela e riconoscimento per gli operatori e informazioni corrette e costanti sul fenomeno, a cominciare dal livello di contagio tra gli operatori.
“Per quanto riguarda la sicurezza degli operatori, nonostante annunci e promesse a mezzo stampa ancora non abbiamo un piano di congrua fornitura di Dpi, né di screening/accertamento del contagio degli operatori sanitari”, questa la denuncia dei sindacati.
L’unica informazione ufficiale ricevuta riguarda le assunzioni straordinarie, che a oggi hanno raggiunto le 500 unità complessive. Si tratta certamente di uno sforzo notevole, ma assolutamente insufficiente a fronte della carenza già precedentemente conclamata di oltre 1000 unità.
Non avendo i dati delle assenze (contagio, malattia, eccetera) i sindacati temono che, anziché un vero rinforzo del Servizio Sanitario Regionale, tali assunzioni consentano a malapena la sostituzione degli assenti.
È invece assolutamente urgente, secondo le sigle che rappresentano la funzione pubblica, “intensificare le assunzioni, e garantire un flusso costante nel tempo in quanto il sistema, non ancora collassato, rischia fortemente di non reggere alla cosiddetta fase 2, di riapertura anche graduale di attività, con conseguente rischio di ripresa del contagio”.
Inoltre la garanzia di adeguati turni di riposo a coloro che hanno prestato finora ininterrottamente servizio in prima linea è considerata dai sindacati una vera emergenza alla quale Regione e aziende sanitarie “devono rispondere immediatamente, a pena della mobilitazione del settore”.
In generale viene chiesto alla Regione di rispondere a tutte le esigenze rappresentate da Cgil Cisl Uil, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e medici della categoria il 10 aprile, per costituire il comitato regionale per la prevenzione e sicurezza già attivato a livello governativo, tra cui: accertamenti sanitari a ospiti e operatori di Rsa, a lavoratori in attività; definizione strutture No Covid in ogni provincia; attivazione della continuità assistenziale sul territorio (Gsat e squadre tamponi).
Ultima, ma non minore, la questione del riconoscimento economico dell’immane sforzo che stanno sostenendo gli operatori: “Esso deve essere perseguito, in primo luogo, attraverso l’estensione delle indennità (malattie infettive eccetera) e dei compensi per lo straordinario a tutti gli operatori che ne hanno diritto, per i quali esiste già uno stanziamento assegnato dal governo alla Regione di cica 6,7 milioni, che abbiamo chiesto venga immediatamente messo a disposizione. Dall’altra parte, come molte altre Regioni hanno già fatto, occorre individuare un riconoscimento straordinario e tangibile per tutti gli operatori del Ssr, a vario titolo sollecitati dalla situazione emergenziale. A questo proposito chiediamo nuovamente a Regione di quantificare le risorse che intende mettere a disposizione per rispondere a tale esigenza”.