L’assessore regionale al Demanio Marco Scajola ha convocato e coordinato la videoconferenza delle Regioni per discutere il programma di riapertura delle spiagge italiane secondo tempi e modi da concordare e per definire l’attività che dovrà essere svolta propedeutica a una graduale riapertura.
Si tratta della prima riunione che si è svolta per cominciare a parlare di fase due e programmare una ripartenza.
«Durante la videoconferenza – spiega Scajola e coordinatore al demanio del tavolo interregionale – è emerso che altre regioni seguiranno l’esempio ligure. Tra queste la Toscana, che ha previsto proprio oggi un’ordinanza con le stesse finalità, la Sardegna che preparerà nei prossimi giorni un documento sulla falsariga di quello ligure e poi la Puglia, la Calabria e la Sicilia. E tutte insieme abbiamo concordato di siglare un documento da presentare al governo per chiedere il coinvolgimento dei territori per quelle che saranno le scelte sulle aperture e sulle modalità di comportamento e di organizzazione delle attività sul demanio marittimo».
Nel documento si parlerà anche delle spiagge libere e dei controlli che dovranno essere attuati per un accesso in sicurezza. «È importante – aggiunge Scajola – che si studino forme di controllo degli accessi nelle spiagge libere per garantire la sicureza degli utenti, senza scaricare i costi e le responsabilità sui Comuni. A questo proposito servirà un programma di finanziamento specifico per gli enti locali e per le prefetture per garantire funzionamento e fruibilità».
Nel corso della videoconferenza centrale è stato anche il tema della durata dele concessioni demaniali marino-marittime. E su questo Scajola ha ribadito che «già esiste la legge 145 che prevede l’estensione per 15 anni delle concessioni in corso e pertanto il governo emani al più presto un decreto, come già chiesto dalle regioni, in grado di rafforzare questo provvedimento e tutelare così le imprese balneari in un momento di estrema difficoltà e incertezza economica come l’attuale. A questo proposito le Regioni, nel documento da inviare al governo, chiederanno certezze per il settore e di essere esplicitamente informate sul fatto se ci sia o meno un programma di uscita dalla direttiva Bolkestein, un aspetto che oggi, alla luce dell’emergenza coronavirus, sarebbe il giusto riconoscimento per oltre 35 mila imprese italiane e migliaia di addetti»