«È auspicabile da subito una rete alta di professionalità, che proponga al mondo politico una nuova visione del lavoro, priorità e suggerimenti concreti». È quanto propone in una lettera ai lavoratori l’arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco.
«Programmare – si legge nella lettera – è possibile, essere immediati è possibile: investire molto è possibile. Ma ad alcune condizioni: che ognuno giochi a carte scoperte, sapendo che il popolo e il Paese meritano ogni impegno. Il morbo infido ci ha fatto toccare la fragilità che ci accomuna: speriamo di diventare più umili e saggi. Nel contempo, la distanza forzata ci ha fatto scoprire la bellezza dei rapporti e il gusto di lavorare insieme. Oggi, costretti a casa, ne usciremo più uniti».
«Uno Stato che si rassegnasse ad assistere anziché investire per lo sviluppo e la crescita di tutti – conclude l’arcivescovo – sarebbe la negazione dell’uomo. Tutti i corpi intermedi devono esserci, e fare la loro parte con onestà e competenza: l’obiettivo in campo non ammette personalismi di parte, deve guidare le differenze legittime, mettere a fuoco il rapporto tra pubblico e privato, tra centro e periferia, la semplificazione burocratica, indispensabile per far ripartire la macchina in tutti gli ingranaggi piccoli e grandi».