Mobilità sanitaria negativa in Liguria, che secondo l’ultimo report della Fondazione Gimbe (dati 2017), tra fughe e arrivi, perde complessivamente 71,2 milioni di euro. Il saldo deriva da un credito di poco più di 145,8 milioni di euro e di 220,47 milioni di euro a debito. Valore poi contabilizzato con l’Intesa Stato Regioni, tenendo conto degli accordi sui conguagli e partite regolatorie rimaste in sospeso.
L’importo, pur rimanendo negativo, risulta diverso se si tiene conto dei dati in possesso della Regione Liguria: secondo quanto precisa l’ente di piazza de Ferrari, il saldo 2017 è negativo di 53,6 milioni di euro. Un valore dal quale – precisa la Regione – vanno ulteriormente sottratti 9 milioni di euro di conguagli relativi ad annualità antecedenti al 2015 e altri 5 milioni di euro dovuti alla chiusura di Gsl di Albenga. In totale il saldo 2017 scenderebbe quindi a -39,6 milioni di euro.
Cos’è la mobilità sanitaria
I cittadini italiani hanno il diritto di essere assistiti in strutture sanitarie di regioni differenti da quella di residenza, concretizzando il fenomeno della mobilità sanitaria interregionale che include la mobilità attiva (voce di credito che identifica l’indice di attrazione di una regione) e quella passiva (voce di debito che rappresenta l’indice di fuga da una regione). Le compensazioni finanziarie tra regioni vengono effettuate secondo regole e tempistiche definite da un’Intesa Stato-Regioni per rendicontare sette flussi finanziari: ricoveri ospedalieri e day hospital (differenziati per pubblico e privato accreditato), medicina generale, specialistica ambulatoriale, farmaceutica, cure termali, somministrazione diretta di farmaci, trasporti con ambulanza ed elisoccorso.
I dati
Nel 2017, secondo Fondazione Gimbe, il valore della mobilità sanitaria italiana ammonta a quasi 4,6 miliardi di euro, importo approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome lo scorso 13 febbraio, previa compensazione dei saldi. Risorse che si spostano secondo un flusso piuttosto uniforme dalle regioni del Sud a quelle del Nord.

Sei le regioni con le maggiori capacità di attrazione, in grado di vantare crediti superiori ai 200 milioni: in testa ci sono la Lombardia con quasi 800 milioni di euro (25,5%) e l’Emilia Romagna con 307 milioni (12,6%): insieme contribuiscono a oltre 1/3 della mobilità attiva. Un ulteriore 29,2% viene attratto da Veneto (8,6%), Lazio (7,8%), Toscana (7,5%) e Piemonte (5,2%).
Le sei regioni con maggiore indice di fuga generano debiti per oltre 300 milioni: in testa Lazio con 239,4 milioni (13,2%) e Campania con 318 milioni (10,3%), che insieme contribuiscono a circa 1/4 della mobilità passiva; un ulteriore 28,5% riguarda Lombardia (7,9%), Puglia (7,4%), Calabria (6,7%), Sicilia (6,5%).
Il dettaglio dei saldi per regione
Le Regioni con saldo positivo superiore a 100 milioni sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo maggiore di 100 milioni tutte del Centro-Sud. In questo quadro la Liguria si colloca tra le regioni meno attrattive, nella suddivisione a saldo negativo moderato, con un saldo negativo di 71,2 milioni.
Saldo positivo rilevante
Lombardia (€ 784,1 milioni), Emilia Romagna (€ 307,5 milioni), Veneto (€ 143,1 milioni) e Toscana (€ 139,3 milioni)
Saldo positivo minimo
Molise (€ 20,2 milioni), Friuli Venezia Giulia (€ 6,1 milioni), Provincia Autonoma di Bolzano (€ 1,1 milioni)
Saldo negativo minimo
Provincia Autonoma di Trento (-€ 0,1 milioni), Valle d’Aosta (-€ 1,8 milioni), Umbria (-€ 4,17 milioni)
Saldo negativo moderato
Marche (-€ 43 milioni), Piemonte (-€ 51 milioni), Basilicata (-€ 53,3 milioni), Liguria (-€ 71,2 milioni), Sardegna (-€ 77,2 milioni), Abruzzo (-€ 80 milioni)
Saldo negativo rilevante
Puglia (-€ 201,3 milioni), Sicilia (-€ 236,9 milioni), Lazio (-€ 239,4 milioni), Calabria (-€ 281,1 milioni), Campania (-€ 318 milioni)
La classifica dei saldi si ricompone anche in un nuovo indicatore elaborato dalla Fondazione Gimbe, quello del saldo pro capite di mobilità sanitaria: «Al di là del valore economico, gli importi relativi alla mobilità sanitaria devono sempre essere interpretati in relazione alla popolazione residente», commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. In particolare, la mobilità attiva in Liguria genera entrate per circa 100 euro a cittadino, mentre quella passiva sfiora i 150 euro, per un saldo pro capite negativo di circa 45 euro.
«In tempi di regionalismo differenziato – riassume Cartabellotta – il report Gimbe non solo dimostra che il denaro scorre prevalentemente da Sud a Nord, ma che l’88% del saldo in attivo alimenta proprio le casse di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, mentre il 77% del saldo passivo grava sulle spalle di Puglia, Sicilia, Lazio, Calabria e Campania. Anche se la bozza del Patto per la Salute 2019-2021 prevede numerose misure per analizzare la mobilità sanitaria e migliorarne la governance, difficilmente la “fuga” in avanti delle tre Regioni potrà ridurre l’impatto di un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali, etiche ed economiche».