Sesta regione d’Italia con 145 infrazioni accertate per incendi boschivi, sopra la media nazionale per illegalità a danno degli animali a mare. 220 infrazioni accertate nel ciclo del cemento, in crescita, sono invece 242 nel ciclo dei rifiuti. Questi alcuni dei numeri che descrivono la Liguria nel dossier Ecomafia 2019, l’annuale report di Legambiente sullo stato della criminalità ambientale in Italia.
Dai dati emerge che nella nostra regione, così come nel resto della Penisola, continui l’attacco di eco-criminali ed eco-mafiosi nei confronti dell’ambiente: ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, filiera agroalimentare e racket degli animali sono nel 2018 i settori prediletti dalla mano criminale.
«Con questa edizione del rapporto Ecomafia – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – vogliamo dare il nostro contributo, fondato come sempre sui numeri e una rigorosa analisi della realtà, per riequilibrare il dibattito politico nazionale troppo orientato sulla presunta emergenza migranti e far sì che in cima all’agenda politica del nostro Paese torni a esserci anche il tema della lotta all’ecomafie e alle illegalità. Un tema sul quale in questi mesi il governo ha risposto facendo l’esatto contrario, approvando il condono edilizio per la ricostruzione post terremoto sull’isola di Ischia e nelle zone del cratere del centro Italia, e il decreto Sblocca cantieri con cui ha allargato le maglie dei controlli necessari per contrastare infiltrazioni criminali e fenomeni di corruzione. Per fortuna – aggiunge Ciafani – si conferma la validità della legge 68 del 2015, che ha inserito i delitti ambientali nel Codice penale, con buona pace dei suoi detrattori che negli ultimi anni hanno perso voce e argomenti per denigrarla. Risultati che dovrebbero indurre a completare la riforma di civiltà inaugurata con la normativa sugli ecoreati: il nostro auspicio è che il governo e il Parlamento invertano il prima possibile la rotta intrapresa e abbiano il coraggio di continuare il lavoro che nella scorsa legislatura ha visto approvare il maggior numero di norme ambientali di iniziativa parlamentare della storia repubblicana».
Ecomafia 2019
Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia: il rapporto è realizzato da Legambiente grazie anche alla collaborazione di molti soggetti, dalle Forze dell’ordine alle Capitanerie di porto, dalla Corte di Cassazione al Ministero della giustizia, da Ispra e Sistema nazionale protezione ambiente al Cresme, dalla Commissione Ecomafie all’Agenzia delle Dogane, solo per citarne alcuni.
Secondo il report, nel 2018 cala, seppur di poco, il bilancio complessivo dei reati contro l’ambiente, che passa dagli oltre 30 mila illeciti registrati nel 2017 ai 28.137 reati (più di 3,2 ogni ora) accertati lo scorso anno, soprattutto a causa della netta flessione, fortunatamente, degli incendi boschivi (-67% nel 2018) e in parte alla riduzione dei furti di beni culturali (-6,3%). Diminuiscono inoltre le persone denunciate (35.104 contro le oltre 39 mila del 2017) così come quelle arrestate, 252 contro i 538 del 2017, e i sequestri effettuati (10 mila contro gli 11.027 del 2017). L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente e che vede tra i protagonisti ben 368 clan, censiti da Legambiente e attivi in tutta Italia.
Le ecomafie in Liguria: i numeri
La nostra regione mantiene il trend registrato per il nazionale, fatta eccezione per gli incendi boschivi, dove il dato balza agli occhi in modo preoccupante: siamo sesti nella classifica nazionale con 145 infrazioni accertate (il 7,1% sul totale nazionale), con 47 denunce, 4 sequestri, peggio di noi solo Sicilia, Calabria, Puglia, Toscana, Campania (ma le regioni che ci precedono sono molto più grandi di noi).
Siamo sopra la media nazionale nella classifica dell’illegalità a danno degli animali a mare: 360 in tutta la regione con Genova che registra ben 220 infrazioni e denunce. Nella classifica dell’illegalità contro la fauna su terraferma e mare siamo settimi a livello nazionale con ben 432 infrazione accertate.
Per quanto riguarda l’illegalità nel ciclo del cemento, la Liguria si piazza al nono posto con 220 infrazioni accertate con 402 denunce, 42 sequestri e un arresto. Da notare il dato di Imperia (che resta la città con il più alto tasso di illeciti riferiti al ciclo di cemento della regione) dove si registrano 75 infrazioni (2018) nel 2017 erano invece 63, quindi in crescita, e Genova che tocca le 53 infrazioni (2018) a fronte delle 12 del 2017.
Poche variazioni per quanto riguarda gli illeciti riferiti al ciclo dei rifiuti: la Liguria è undicesima con 242 infrazioni accertate (3% sul totale nazionale), 309 denunce, 2 arresti e ben 84 sequestri. In riferimento alle province, Genova guida la classifica con 78 infrazioni (nel 2017 erano 109) e 100 denunce (130 nel 2017); Savona registra 34 infrazioni e 46 denunce (28 e 3 nel 2017); anche Imperia leggermente in crescita con 28 infrazione e 41 denunce (2018) a fronte di 17 e 47 nel 2017; per La Spezia, dati quasi invariati, con 27 e 43 nel 2018 e 30 e 41 nel 2017.
Per quanto riguarda gli illeciti sulle archeomafie, che interessa il settore degli scavi clandestini, del furto o del traffico illecito interazione di opere d’arte e reperti archeologici, la nostra regione è tredicesima con 12 furti di opere d’arte (1,8% del totale).
«La presenza di mafie ed ecomafie − dichiara Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria − continua purtroppo a essere sostenuta anche nella nostra regione dove il tessuto sociale, produttivo e imprenditoriale è contaminato. Le classifiche nei diversi settori evidenziano la forte penetrazione nel ciclo del cemento e nel ciclo dei rifiuti. È indicativo come, anche nel caso della demolizione del ponte Morandi, la Dia di Genova abbia recentemente condotto una operazione, tra Liguria e Campania, conclusa con degli arresti. Continuiamo a confidare nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura per contrastare e fare emergere gli intrecci che rischiano di mettere in ginocchio imprenditori che praticano la legalità e rifiutano la logica degli illeciti ambientali».
Le proposte
Tra le principali proposte avanzate, Legambiente chiede che venga semplificato l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive avocando la responsabilità delle procedure ai prefetti. Inoltre, chiede che vengano riconosciuti diritti propri anche agli animali inserendo la loro tutela in Costituzione e approvato il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo, all’interno del Titolo VI bis del Codice penale, un nuovo articolo che preveda sanzioni veramente efficaci per tutti coloro che si macchiano di tali crimini. Per aumentare il livello qualitativo dei controlli pubblici, per Legambiente serve approvare i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale. Sul fronte agroalimentare, l’associazione chiede che venga ripresa la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari per introdurre una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’ “omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato. Inoltre, chiede che l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni diventi gratuito e davvero accessibile. “Altrimenti rimane un lusso solo per chi se lo può permettere, e tra costoro non ci sono sicuramente le associazioni e i gruppi di cittadini”, precisa la nota Legambiente.