La Fiom Cgil di Genova esprime “profonda preoccupazione” circa le notizie circolate sul possibile disimpegno di Arcelor Mittal Italia in conseguenza delle norme contenute nel Decreto Crescita.
Secondo il Gruppo, se il testo venisse approvato nella sua forma attuale, ci si troverebbe davanti a una modifica del contratto sul quale è stato costruito il passaggio da Ilva ad Arcelor. “L’accordo comprende diverse parti inerenti le questioni commerciali e sindacali – si legge nella nota Fiom Cgil – fare marcia indietro rispetto a una di queste questioni rischia di mettere in discussione l’intero impianto sia sulla bonifica sia sugli investimenti produttivi. Per Genova questa condizione può mettere in discussione l’Accordo di Programma”.
“Ricordiamo al governo – prosegue la nota – che, proprio in virtù dell’accordo nazionale siglato con il Gruppo, e di quello sottoscritto per il sito produttivo di Cornigliano, Arcelor Mittal è impegnata a riassorbire i cassintegrati e a procedere con gli investimenti sugli impianti, anche quelli genovesi. Se il governo dovesse mettere in discussione i risultati che si sono ottenuti con anni di lotte se ne dovrà assumere interamente la responsabilità”.
In una nota stampa, la replica del Mise ad Arcelor: “Sorprende la comunicazione diffusa quest’oggi dalla società Arcelor Mittal, visto che la medesima era già stata informata a febbraio 2019 degli sviluppi circa la possibile revoca dell’immunità penale introdotta nel decreto Crescita, alla luce della questione di legittimità costituzionale sollevata dal gip di Taranto l’8 febbraio scorso sui diversi provvedimenti (tra cui proprio l’immunità penale) emessi dai governi precedenti per salvare lo stabilimento siderurgico”.
“In vista dunque – prosegue la nota del Mise – della prossima decisione della consulta e della sentenza adottata nel gennaio 2019 dalla Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) di condanna dell’Italia sempre sulla vicenda Ilva, il Mise aveva preventivamente informato Arcelor Mittal della questione, rappresentando allo stesso gestore che si sarebbe individuata una soluzione equilibrata volta alla salvaguardia dello stabilimento e dell’indotto occupazionale, nonché al rispetto, ovviamente, delle decisioni adottate dai giudici. A tal proposito, il Mise e tutto il governo sono al lavoro affinché l’azienda continui a operare nel rispetto dei parametri ambientali”.