Collaborare a una reale integrazione delle persone nelle comunità e nel territorio. Oggi è diventato impossibile, per questo gran parte di chi aderisce ad Alleanza delle cooperative Liguria si è defilata dal bando per assegnare i servizi di accoglienza dei richiedenti asilo.
Le motivazioni sono spiegate in una nota: “I parametri previsti dal bando – peraltro a scadenza brevissima (ci sarà a breve un bando definitivo) – in coerenza con i dettami ministeriali del decreto sicurezza oltre a non tutelare i diritti fondamentali, non consentono una gestione efficace neanche da un punto di vista alberghiero: 7 minuti da dedicare agli ospiti, meccanismi inefficaci per gestire la quotidianità, creano difficoltà nell’applicazione dei contratti di lavoro”.
Secondo Alleanza delle cooperative in questo modo “si umiliano le persone, si negano diritti fondamentali, si produce tensione e insicurezza, si cancellano posti di lavoro, si punta a megastrutture con funzioni alberghiere e di contenimento”.
Anche chi ha partecipato (soprattutto le cooperative con un numero elevato di ospiti) lo ha fatto per tutelare gli ospiti, almeno una parte dei posti di lavoro e per traguardare una dismissione graduale delle attività.
“Senza il terzo settore e la cooperazione sociale sarebbe stato impossibile far fronte alla domanda e fornire buona accoglienza diffusa nel territorio, accompagnata a processi di istruzione e formazione professionale volti all’inclusione delle persone e a dar loro strumenti per il potenziale inserimento lavorativo e nella comunità”.
La cooperazione ricorda anche che è notevole la differenza con esperienze economicistiche e talvolta scorrette, andando oltre la ristretta offerta di prestazioni “per contribuire all’affermazione di strategie ampie di cittadinanza sociale, costruendo codici di autoregolamentazione e firmando la Carta della buona accoglienza sia a livello nazionale sia in Liguria”.
Con i 35 euro, rileva l’Alleanza delle cooperative, “abbiamo costruito risposte ai bisogni di persone fragili, posti di lavoro buono, abbiamo fatto formazione, abbiamo pagato affitti, abbiamo comprato suppellettili, vestiti e generi alimentari, abbiamo prodotto ricadute economiche nei nostri territori”.