Si è svolta nel primo pomeriggio l’assemblea dei lavoratori del Teatro Carlo Felice convocata da Slc Cgil. All’ordine del giorno le difficoltà gestionali che si trascinano da tempo, che hanno portato alla decisione di proclamare lo stato di agitazione del personale.
In particolare, la nota Cgil sottolinea “la gestione legata alle decine di precari strutturali e ormai storici per la quale il sovrintendente Roi si era impegnato a iniziare il confronto per un fattivo percorso di stabilizzazione dal mese di febbraio e che invece è stato rinviato a data da destinarsi”.
C’è poi la questione non secondaria delle risorse: “se da un lato il Teatro – si legge nella nota – a quattro anni dall’avvio dell’iter, è ancora in attesa della cosiddetta legge Bray per oltre 5 milioni di euro, dall’altro si è riusciti nello straordinario risultato di scivolare nell’ultimo biennio all’ultimo posto fra le 14 Fondazioni Liriche italiane negli stanziamenti del Fondo Unico per lo Spettacolo. Rispetto alla precedente gestione, al Teatro Carlo Felice arrivano 700 mila euro in meno, equivalenti a oltre un mese di stipendio di tutte le maestranze; stipendio peraltro pagato sistematicamente in ritardo, bel oltre i termini stabiliti dal contratto nazionale di categoria”.
“Dopo oltre quattro anni di mandato e due studi di settore, che evidenziavano in primis la necessità di un rinnovamento manageriale per quanto riguarda le funzioni chiave del teatro, a oggi la sovrintendenza non ha prodotto alcuna riorganizzazione se non un paio di spostamenti di scrivania”.
“Memori di quanto avvenuto nel 2010 e che pesa ancora oggi nell’organizzazione del teatro – conclude la nota – auspichiamo di non dovere rivedere a poco meno di un anno dal termine del mandato una riorganizzazione tardiva che possa costituire una nuova eredità pesantissima da tramandare alla gestione che verrà”.