Chiudono piatte, poco sopra o poco sotto la parità, le borse europee, al termine di una seduta incerta. A Wall Street, Dow Jones (-0,5%), S&P 500 (-0,7%) e Nasdaq (-0,9%) hanno virato in negativo invertito la rotta dopo una partenza positiva. Gli investitori restano preoccupati dai segnali di rallentamento che emergono dall’agenda macroeconomica e dalle banche centrali, anche se in mattinata il presidente della Bce Mario Draghi ha rassicurato sul mantenimento di una politica monetaria moderata e ha garantito che l’istituto risponderà a qualsiasi cambiamento dello scenario economico e delle prospettive d’inflazione.
Il Cac 40 di Parigi segna -0,12%, il Dax 30 di Francoforte -0,00%, il Ftse 100 di Londra -0,03%. Milno ha terminato le contrattazioni con Ftse Italia All-Share a 23.208,44 punti (+0,22%) e Ftse Mib a 21.194,19 punti (+0,26%). Lo spread BtP Italia/Bund a dieci anni continua nel suo movimento a fisarmonica e oggi si è ampliato, tornando sui 252 punti base dai 248 pb di ieri sera.
A Piazza Affari sono andati bene i titoli bancari, nonostante l’aumento dello spread, grazie a voci diffuse negli ambienti finanziari per cui la Bce avrebbe allo studio delle opzioni per ridurre gli oneri sulla liquidità in eccesso, per alleggerire gli effetti sui loro bilanci bancari della politica monetaria espansiva. Tra i quattro maggiori rialzi del Mib troviamo, insieme a Fca (+2,61%) in scia alle prospettive di m&a con Renault o Psa, Unicredit (+2,74%), Banco Bpm (+2,65%), Mediobanca (+2,06%). Male Stm (-6,54%) penalizzata, come tutto il comparto dei semiconduttori, dal profit warning lanciato da Infineon sui risultati del 2019. Il colosso tedesco ha segnalato un possibile rallentamento della crescita dei ricavi nella seconda metà dell’esercizio in corso.
Sul Forex euro/dollaro a 1,125 mentre la sterlina guadagna terreno a 1,322 dollari e a 0,851 nei confronti dell’euro in attesa delle votazioni di stasera sulla Brexit. In moderato rialzo lo yen, a 110,4 rispetto al dollaro e 124,25 rispetto all’euro.
Tra le materie prime le quotazioni del greggio tornano in calo, con Wti e Brent rispettivamente a 59,6 e 67,3 dollari al barile, dopo l’aumento a sorpresa delle scorte statunitensi emerso dai dati Eia.