Sono «piuttosto positive», sia a livello nazionale sia a Genova, le proiezioni dei primi giorni di questi saldi invernali 2019, secondo una nota stampa di Federazione Moda Italia/Confcommercio.
«A Genova – commenta il presidente di Federmoda Confcommercio Genova, Gianni Prazzoli – si registrano percentuali in media del +5% rispetto all’anno scorso, contando che nel 2018 i saldi sono partiti di venerdì e quindi c’è stato un week end più lungo di un giorno. Si registrano pochi dati negativi ma diversi picchi positivi anche dal +10 al +30%»
Molti esercenti, puntualizza la vicepresidente di Federmoda Confcommercio Genova, Manuela Carena «Segnalano una crescente riscoperta da parte dei consumatori del piacere di fare acquisti nei negozi di tradizione e anche una maggiore sensibilità rispetto al ruolo sociale legato alla vitalità e vivibilità dei quartieri che hanno i negozi di prossimità. C’è forse più di altri tempi la paura che i negozi di vicinato continuino ad abbassare le saracinesche e che quindi i territori si desertifichino con la relativa svalutazione di immobili e vie».
«Un altro dato che emerge – si legge ancora nella nota stampa – è che i negozi tradizionali che soffrono meno sono quelli che hanno saputo in questi ultimi 10 anni rinnovarsi sfruttando l’abbinamento tra la tradizione e l’uso delle nuove tecnologie per comunicare, promuoversi e gestire il negozio. Se si propongono novità per distinguersi e si punta alla specializzazione, il pubblico risponde».
«Riteniamo – conclude Federmoda – che il saldi siano ancora un evento importante con un’eco mediatica forte e che quindi rappresentino ancora un’opportunità per gli imprenditori commerciali e per i consumatori i quali hanno la possibilità di acquistare un capo o un articolo altrimenti meno abbordabile durante un periodo ben definito, con regole precise. Anche in questo modo il cliente può orientarsi nella giungla di sconti e offerte, perché i negozi di vicinato di qualità affiliati a Confcommercio sono quelli più rispettosi e corretti nel seguire le regole».