La continuità di impresa, tema centrale della giornata di studio dedicata al collega Fulvio Rosina, organizzata dallo studio Rosina nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale venerdì scorso, è un tema di vera attualità non solo per il richiamo ormai quasi costante (e forse un po’ troppo ripetitivo) alla crisi economica e alla imminente approvazione da parte del parlamento del nuovo Codice della Crisi e della Insolvenza che sostituirà presto la vecchi legge fallimentare del 1942 (sia pure aggiornata molte volte negli ultimi anni), quanto perché ha consentito di porre l’accento sul fatto che esercitare una attività di impresa significa convivere con le normali oscillazioni del business in un susseguirsi di successi e insuccessi che auspicabilmente non debbono condurre l’impresa alla sua cessazione rovinosa.
La sessione della mattina è stata interamente dedicata a temi aziendalistici, con la presentazione anche del caso dell’impresa ligure olearia Santagata 1907 spa che ha attraversato un periodo di turbolenza industriale superata mediante l’adozione di seri strumenti di analisi e di riallineamento dei processi aziendali. Questi provvedimenti hanno consentito al management sia di meglio prendere decisioni strategiche sia di mantenere e poi migliorare il rapporto con il sistema finanziario fino a considerare l’ipotesi della quotazione all’Aim (mercato di Borsa Italiana dedicato alle pmi), passando nel frattempo anche dalla temporanea condivisione del capitale con un investitore di sostegno.
La sessione del pomeriggio è stata dedicata al tema giuridico del superamento della crisi attraverso le procedure di allerta previste dall’emanando Codice della Crisi e della Insolvenza e ha consentito di valutare anche alcune contraddizioni del legislatore che innova organicamente l’impianto normativo e spinge il sistema economico verso l’autodiagnosi preventiva con la responsabilizzazione dei creditori più importanti, peraltro reintroducendo in certe fasi un eccesso di controllo giudiziale e non implementando la parte di riforma che introduceva le specializzazioni degli uffici giudiziari con l’accorpamento nei tribunali maggiori delle funzioni di gestione delle nuove procedure concorsuali e paraconcorsuali mediante la creazione di sezioni specializzate.
Si è trattato quindi di una giornata intensa, caratterizzata da interventi di ottima qualità e di spunti di riflessione per professionisti e imprese.
Se vogliamo trarre una morale e un auspicio per il futuro, il Rosina Forum (intitolato Oltre la crisi) ha posto a mio avviso l’accento su un fenomeno non nuovo in Italia: il conflitto fra la parte imprenditoriale e la parte regolatoria, fra impresa privata e Stato sempre alla ricerca di un equilibrio di fiducia reciproca condizionato dalle evoluzioni politico-sociali del secondo dopoguerra e dal repentino aumento delle dimensioni dei mercati cui non è seguito il proporzionale aumento delle dimensioni delle imprese italiane. La capacità di competere delle nostre imprese è stata anche condizionata da un lato dalla lenta evoluzione del sistema finanziario e dallo scarso ricorso al mercato dei capitali e dall’altro dalla crescente invadenza della mano pubblica che ha spesso distorto la concorrenza e appesantito il sistema con un debito pubblico insostenibile.
Oggi il legislatore spinge le imprese a fare autodiagnosi interna per limitare il rischio di crisi; l’auspicio è che medesima autodiagnosi facciano anche il settore pubblico e la politica, in modo che gli sforzi di resilienza richiesti al settore privato delle pmi italiane siano ripagati da un riconoscimento del loro valore e dalla capacità di fare sistema al fine di crescere tutti insieme in una catena di valore reale.
Oltre la crisi sia quindi il grido che accompagna una rinascita culturale nel modo di fare impresa e nel modo di apprezzare chi rischia e investe consapevolmente: senza rischio non vi è impresa, senza impresa non vi è ricchezza, senza ricchezza non vi è libertà.