La grafica che riassume tutte le perdite stimate a seconda che si proceda in questo modo, che ci sia un’evoluzione ottimistica o pessimistica, fa abbastanza impressione.
L’indagine realizzata da Confindustria Genova, Camera di Commercio di Genova con la collaborazione dell’Università di Genova si riferisce agli impatti economici stimati dal crollo e dall’assenza del ponte Morandi riferita all’ottobre 2018 (quindi prima della riapertura di via 30 giugno e corso Perrone per esempio), proiettati al 14 agosto 2019 in confronto con i dati pre-crollo.
Quando si parla di valore aggiunto si intende la differenza tra il valore generato dagli affari meno i costi di produzione (escluso il personale).
Guido Conforti, vicedirettore di Confindustria Genova spiega: «Cerchiamo di calcolare la variabilità degli effetti economici fino alla ricostruzione. Se l’impatto del crollo è stato comunque affrontato abbastanza rapidamente, l’impatto dell’assenza del ponte è destinato a influenzare parecchio il futuro di questa città».
«Il fattore tempo sarà determinante», aggiunge Luigi Attanasio, presidente della Camera di Commercio di Genova.
L’analisi verrà ripetuta trimestralmente, per capire soprattutto se gli scenari verranno corretti in corso d’opera, anche alla luce dei dati ufficiali che via via verranno comunicati. Inoltre l’analisi si allargherà per esempio ad altri campi, come l’impatto sulla sicurezza stradale, sull’ambiente, sul mercato immobiliare e i flussi demografici, ma anche sul registro delle imprese e la fiscalità locale e nazionale.
L’indagine riguarda le zone arancione/rossa, il resto di Genova, i cinque Comuni della val Polcevera (Campomorone, Ceranesi, Mignanego, Sant’Olcese e Serra Riccò), il resto della provincia e il resto d’Italia.
Le imprese che hanno segnalato danni sono state 2.058, di cui il 69% fuori dalla zona rossa/arancione. Commercio, industria e trasporti i settori più danneggiati.
«C’è da capire quanto per esempio sul turismo conti la percezione rispetto alla realtà – dice Giovanni Mondini, presidente di Confindustria Genova – Genova non è irraggiungibile».
Rispetto al budget pre crollo, il porto e la logistica stimano un calo del fatturato del 9,4%, un aumento dei costi del personale dell’8,4% e un aumento degli altri costi del 4,8%. Il valore aggiunto potrebbe scendere del 10,4%.
Più contenute le variazioni stimate nell’industria: -1,3% il fatturato totale, -0,6% quello estero, +0,8% i costi del personale, +1,9% gli altri costi, un valore aggiunto in calo del 2,2%. A essere influenzata è anche la provincia di Savona.
Sicuramente è cambiato per molti il tempo di spostamento tra casa e lavoro (in peggio per il 69,48% del campione), la media si attesta a 32 minuti, quindi 64 in totale. Il dato non comprende i dipendenti di aziende commerciali, di servizi e i dipendenti pubblici. In generale il tempo impiegato in più è tra i 15 e 30 minuti nella maggioranza dei casi. Per il 12% 45 minuti, per l’8,1% 1 ora. Il valore monetario di tutto questo è di 64 milioni di euro.
Mutata anche la propensione al consumo: il 54,82% degli intervistati pensa che in futuro la capacità di spesa possa ridursi, ma soprattutto il 32,6% pensa di cambiare i punti vendita abituale in favore di altri maggiormente raggiungibili. Il 10% pensa di ricorrere di più alla spesa online, il 35,8% non intende cambiare.