Inizia nella tarda mattinata di oggi il cda di Carige, primo appuntamento di una tre giorni decisiva per il futuro della banca ligure.
Il board oggi è chiamato a deliberare il nuovo piano di conservazione del capitale che domani, venerdì 30, sarà inviato alla Bce.
Il 30 novembre è l’ultimo giorno utile indicato da Bce a Carige per la presentazione di un nuovo piano di conservazione del capitale dopo la bocciatura del precedente. Il 22 settembre scorso Francoforte aveva confermato «di non approvare il piano di conservazione del capitale presentato dal soggetto vigilato il 22 giugno 2018» e che Carige avrebbe dovuto «presentare al più tardi entro il 30 novembre 2018, un piano approvato dal consiglio di amministrazione per ripristinare e assicurare in modo sostenibile l’osservanza dei requisiti patrimoniali al più tardi entro il 31 dicembre 2018; tale piano dovrebbe in particolare valutare l’opzione di un’aggregazione aziendale».
«Qualora – precisava la lettera – fosse perseguita una soluzione mirata a un’aggregazione aziendale per assicurare in modo sostenibile l’osservanza dei requisiti patrimoniali, la Bce stabilirà un nuovo termine entro il quale al più tardi dovrà essere completata ‘osservanza di tutti i requisiti patrimoniali per rispecchiare le esigenze di tale operazione di aggregazione aziendale».
Peraltro, quando l’istituto di Francoforte formulava queste osservazioni non aveva ancora completato la sua ispezione che il 3 agosto avrebbe fatto emergere l’esigenza di ulteriori rettifiche sui crediti. Rettifiche seguite con l’effetto che i conti dei primi nove mesi del 2018 si sono chiusi con una perdita di 181 milioni, dopo oltre duecento milioni di rettifiche.
Per esplorare la possibilità di un’alleanza strategica, il 23 ottobre scorso il cda di Carige ha scelto Ubs come financial advisor.
Il rafforzamento patrimoniale viene perseguito con un prestito del Fondo Interbancario che sarà restituito mediante aumento di capitale. Domani lo Schema Volontario del Fondo Interbancario si riunirà in assemblea per approvare la sottoscrizione di un bond Carige che garantirà una cedola del 13%. Molti grandi istituti (non tutti) hanno già fatto sapere che parteciperanno all’operazione, quindi l’assemblea non dovrebbe riservare sorprese. Sono attesi dal Fondo almeno 320 milioni di euro. Sabato primo dicembre, arriverà la sottoscrizione. Il Fondo volontario per ora è l’unico soggetto ad avere dato la sua disponibilità all sottoscrizione dei bond.
All’operazione bond finora non ha aderito ufficialmente il maggiore azionista di Carige, Malacalza Investimenti (27,7%). In conferenza stampa i vertici della banca avevano spiegato che la mancata adesione era dovuta semplicemente alla necessità, per l’azionista di valutare il piano. Malacalza Investimenti ha assicurato che continuerà a sostenere la banca ma non ha precisato in che modo.
Si è invece dichiarato disponibile Raffaele Mincione, che aveva conteso ai Malacalza la guida della banca e ne è rimasto azionista con il 5,4%. Il finanziere è pronto a investire 20 milioni nei bond a patto che la remunerazione sia interessante.
L’aumento di capitale, il quarto in cinque anni, che servirà a restituire il prestito ai sottoscrittori dei bond, è di 400 milioni, secondo quanto deliberato dal cda il 12 novembre scorso. Conclusa l’operazione bond Carige dovrà quindi affrontare un altro appuntamento decisivo: il 22 dicembre, gli azionisti in assemblea saranno chiamati a sottoscrivere l’aumento di capitale. In quell’occasione si procederà anche alla conversione delle azioni di risparmio in ordinarie e al raggruppamento delle azioni nella misura di una ogni mille.