Da ragazzi di 20 anni sino a una signora di 80 anni. Non si può certo dire che il primo meet up italiano del più grande exchange di criptovalute non abbia interessato una platea trasversale. Binance ha scelto Genova per questo primo evento in Italia e sabato scorso all’hotel Melià ha fatto il pieno, lanciando anche progetti di charity (beneficenza) basati proprio sulle criptovalute.
Anche chi non mastica nulla di finanza probabilmente ha sentito parlare di almeno una delle criptovalute, quella più nota: il Bitcoin; in realtà le monete digitali, virtuali, sono ormai parecchie. La moneta Fiat, la cosiddetta moneta legale, ha un valore derivante dal fatto che esiste un’autorità (lo Stato) che agisce come se essa avesse questo valore; la sua stabilità è garantita da una Banca centrale. Qui invece tutto si basa sui principi della crittografia per convalidare le transazioni e la generazione di moneta in sé.
Cos’è una criptovaluta
Si tratta di una moneta virtuale, criptata grazie a un codice noto solo al sistema entro cui si realizza: la cosiddetta blockchain, di cui parleremo nel box successivo. Grazie a questo sistema non serve più l’intermediario (una banca per esempio).
Binance è un exchange, nel senso che su quella piattaforma si possono scambiare criptovalute, ma offre anche la possibilità di “fare portafoglio”, ossia la possibilità di depositare le monete virtuali, «anche se non è la sua funzione principale – specifica Lucia Quaglia, community manager di Binance – ma grazie alla recente acquisizione di Trust Wallet, possiamo garantire la totale sicurezza». In sostanza, il solo fatto di lasciare le criptovalute online le rende più vulnerabili. Un portafoglio elettronico è fondamentalmente un software che contiene le “chiavi” pubbliche e private per accedere alle monete. La maggior parte dei siti di exchange di criptovalute fornisce un portafoglio associato al conto: «Solitamente sul nostro portafoglio – aggiunge Quaglia – vengono tenuti i coin che si vogliono scambiare giornalmente».
Cos’è la blockchain
La blockchain (catena di blocchi) è una tecnologia che permette la creazione e gestione di un grande database distribuito per la gestione di transazioni condivisibili tra più nodi di una rete. I blocchi (contenenti più transazioni) sono collegati in rete in modo che ogni transazione avviata debba essere validata dalla rete stessa nell’”analisi” di ciascun singolo blocco. I “nodi” (o miner) vedono, controllano e approvano tutte le transazioni, creando una rete che condivide su ciascun nodo l’archivio di tutta la blockchain e dunque di tutti i blocchi con tutte le transazioni. I miner elaborano le transizioni utilizzando hardware specializzati, e in cambio raccolgono nuove criptomonete. Ciascun blocco rappresenta un archivio per tutte le transazioni e per tutto lo storico di ciascuna transazione. Le transazioni possono essere modificate solo con l’approvazione dei nodi della rete, praticamente è impossibile tornare indietro. Qui qualche spiegazione in più da parte di chi la blockchain l’ha utilizzata per la prima volta: i creatori del Bitcoin.
Durante la serata, Binance ha presentato anche la proposta di poter applicare lo stesso meccanismo anche a progetti di beneficenza: «Ileana Rossello – spiega Quaglia – ha presentato questa idea di poter verificare in massima trasparenza la destinazione delle donazioni, occorre però che almeno una ong apra un account sul nostro portale e trovare chi è disposto a tradurre i coin in denaro corrente».
Oggi il principale problema di chi decide di investire in criptovalute è che non c’è ancora una definizione a livello legislativo, manca la regolamentazione: «Ci sono stati soltanto degli interpelli all’Agenzia delle Entrate – dice Quaglia – siamo in una fase che ricorda quella di Internet negli anni Ottanta. Presto comunque apriremo un exchange in Europa».
Alla serata ha partecipato anche la senatrice ligure Elena Botto del Movimento 5 Stelle, che su Instagram ha anche pubblicato una foto con tanto di commento politico: «Ho da sempre promosso il tema della blockchain all’interno del Movimento 5 Stelle e personalmente ho interesse a promuoverlo sempre di più per le innumerevoli applicazioni possibili: democrazia partecipata, filiera corta, energia».
In effetti il meccanismo della blockchain si può applicare a molti ambiti: «Per esempio si potrebbero tracciare i contenuti online, consentendo a chi ha il copyright di un determinato contenuto, di monitorare lo sviluppo e l’utilizzo della propria idea», sottilinea Quaglia. Non è un caso che all’incontro di sabato ci fossero anche dei ricercatori e persone del settore information technology».
Per chi volesse approfondire il tema, Binance offre risorse online, una pagina Facebook e un canale Telegram.