Mancano solo gli ultimi ritocchi e poi una nuova scuola di danza è pronta a debuttare in pieno centro di Genova: al 17 rosso di via degli Archi un edificio di 500 metri quadrati distribuiti su più piani accoglierà i nuovi corsi già dalla prossima settimana. Di proprietà di Spim Genova, ex deposito di un’impresa commerciale genovese (Sediaria), è stato necessario un intero anno di lavori per recuperare e ristrutturare i locali che sabato 20 ottobre ospiteranno l’inaugurazione ufficiale. Gli iscritti sono già un’ottantina.
Artefici di tutto sono Irene Pisotti, Antonietta Scuderi e Maria Grazia Sulpizi, socie di Formazione Danzarte Genova, accomunate da una lunga esperienza nella danza, anche internazionale, per la prima volta unite in una nuova iniziativa imprenditoriale. Sulpizi è la “veterana” del gruppo: «Antonietta Scuderi è la mia assistente storica, diplomata alla Scala di Milano, e poi c’è Irene Pisotti, che ha iniziato con me fin da piccola, poi cresciuta professionalmente fino ad arrivare a lavorare in Olanda come danzatrice professionista. Richiamata da me in Italia per seguire insieme questa avventura, ha accettato di buon grado e ora siamo qui, tutte e tre, pronte a intraprendere un nuovo percorso lavorativo».
Alle tre socie si affiancheranno altri collaboratori che durante l’anno seguiranno una serie di corsi specifici, oltre a docenti internazionali: «I primi saranno Viola Scaglione del Balletto del Teatro di Torino e Michele Politi, talent scout della Dutch National Ballet», ricorda Sulpizi.
I corsi sono aperti a ogni fascia d’età, ma tutto parte dai più piccoli: «Abbiamo un baby pit stop, in collaborazione con Unicef, un luogo dove mamma e bambino possono stare insieme in serenità. E poi c’è Favole in Danza, un primo approccio sereno e giocoso che unisce la danza alla musica, agli oggetti e alle favole», descrive Sulpizi.
Formazione Danzarte Genova è soprattutto un bell’esempio di dinamicità imprenditoriale, che però ha trovato non pochi ostacoli nel mettere a frutto i propri investimenti, in termini di tempo, denaro e professionalità. Insomma, non è stato facile arrivare al giorno dell’inaugurazione, come sottolinea Sulpizi: «Il percorso è stato lungo e tortuoso. In Italia non si aiuta l’arte, la cultura, ma soprattutto i giovani che vogliono approcciare questa attività. È stato necessario un anno per essere a regime: la ristrutturazione è stata lunga e complicata, ma di certo la burocrazia ha messo molti paletti».