«Non fanno bene queste polemiche non sono io a volerle, bisogna fare uno sforzo per mettere al centro Genova». Il presidente della Regione Liguria e commissario straordinario per l’emergenza Giovanni Toti mette il punto, si spera finale, sulla battaglia “social” legata al ponte Morandi, con il botta e risposta a distanza tra lui e alcuni membri del governo (Di Maio e Toninelli), rispondendo ad alcune domande a margine di una conferenza stampa.
Fare presto anche per mitigare i disagi di un pezzo importante delle imprese italiane. «Non abbiamo nessuna simpatia – ribadisce Toti – vogliamo il ponte nel più breve tempo possibile» e poi: entro un mese dal fatto avranno tutti una nuova casa, credo non sia mai successo nel Paese, per questo chiediamo al governo di darci una mano sul resto».
Toti si augura che nessuno voglia far pagare ai cittadini le tensioni politiche. «Chiedo con forza che i contenziosi e le vertenze non passino sulla pelle di Genova: ci sono ponti in Italia crollati due anni e mezzo fa, i cui lavori non sono ancora ricominciati, occorre pragmaticità e poco spirito velleitario».
Sulla questione concessione il presidente della Regione Liguria ribadisce che «se mettiamo al centro Genova, gli sfollati, le imprese del porto, io ci sono, nessuno si impicca a una sua idea, purché non si facciano battaglie di principio sulla città. In questo momento lo stesso Parlamento ha riconosciuto che quel ponte è in concessione ad Autostrade, che ha il dovere di ripristinarne la funzionalità nel più breve tempo e di pagarne le spese, si tratta di parti integranti dell’ordinamento giuridico, ci siamo mossi nella legalità».
Toti, pur non condividendo la posizione del governo sulla nazionalizzazione del servizio, ma concordando sia necessaria una revisione del sistema delle concessioni, si dichiara aperto ad ascoltare: «Siamo pronti a concordare i vari passaggi che vorrà fare eventualmente il governo nel caso abbia un’idea diversa, purché non siano passaggi politici che rallentino la costruzione del ponte. Che il progetto sia quello di Renzo Piano, che ci siano le condizioni per l’apertura del cantiere, non vedo differenze rispetto a quello che dice Di Maio. Quello che è certo è che le istituzioni locali vogliono aver voce in capitolo, anche sul tema infrastrutture».