Forza Italia ormai è un partito fatiscente e comunque il centrodestra non esiste più, con la Lega al Governo e gli altri partiti dell’alleanza all’opposizione: sono necessari un rinnovamento radicale delle organizzazioni politiche che si rivolgono al mondo moderato, cattolico, liberale, riformista, e anche una riforma costituzionale che riveda l’architettura amministrativa del paese, in particolare la distribuzione delle competenze tra enti locali e regionali. Sono le indicazioni che l’ex ministro di Forza Italia Claudio Scajola trae dalla recente esperienza della campagna elettorale da cui è uscitosindaco di Imperia battendo il candidato ufficiale del centrodestra.
Scajola, intervistato da Liguria Business Journal, parte proprio dalla campagna elettorale. «La mia candidatura – spiega – è nata per spirito di servizio, lo so che è una parola che non va di moda, ma è andata così. Ho ricevuto tantissime richieste dai miei concittadini di dare una mano per salvare Imperia dal degrado. Non ci sarebbe stata la mia candidatura se la situazione della città fosse stata normale. Ma dopo un decennio in cui si è perso il 14% dei posti di lavoro e l’11% della ricchezza, di fronte a una città in evidente declino, mal tenuta, non potevo dire di no».
«Sono stati tanti i cittadini, le categorie economiche – precisa il nuovo sindaco di Imperia – che mi hanno chiesto se potevo dare una mano facendo il sindaco Ci ho pensato a lungo e alla fine, nel mese di gennaio di quest’anno, ho dato la mia disponibilità. Ho trovato un larghissimo consenso popolare. Nel primo incontro pubblico, in una città piccola come Imperia, c’erano più di mille persone».
«Ho detto che offrivo la mia candidatura, aperto a tutti e contro nessuno, e ho trovato un’adesione molto forte».
«Molto forte ma non da parte di tutti. «No, non l’ho trovata, questa adesione, proprio da parte di coloro che pensavo sarebbe stati i primi a darmi un segnale di gradimento. I dirigenti locali di Forza Italia si sono dimostrati decisamente autoreferenziali, il presidente della Regione ha reagito con ostilità, cercando chiunque potesse fare il sindaco contro di me».
«Sono arrivati al punto di tenere due giunte regionali straordinarie a Imperia! Nei mesi scorsi qui c’è stata una sfilata di ex ministri, ai quali i miei rispondevano: ma non l’abbiamo già un ex ministro, che è pure più importante, e tra l’altro ha costruito lui Forza Italia. Seppure amareggiato, mi sono detto: “non ti curar di loro ma guarda e passa” e sono andato avanti, qualificando la mia candidatura sempre più come una candidatura civica, aperta a tutti e non condizionata da direttive di partiti ormai squalificati o da lobby, piccole o grandi che fossero».
«Si è formato un bellissimo clima e devo dire: mai come questa volta ho potuto fare una campagna elettorale assolutamente libera, in cui sono stati esaltati il valore della comunità e il ruolo storico dei Comuni, che devono avere autonomia nella propria gestione secondo un concetto che si rifà ai tempi di don Sturzo. I Comuni oggi hanno un’autonomia finanziaria eccessivamente vincolata da lacci e lacciuoli che non permettono neanche di spendere le disponibilità che si hanno».
E qui il discorso si allarga, si parte da Imperia per arrivare all’organizzazione generale dello Stato. «La riforma costituzionale è necessaria, bisogna procedere al riordino della struttura dello Stato, ridistribuire competenze. Le Regioni oggi producono un nuovo centralismo, hanno accresciuto la diffidenza dei cittadini nei confronti delle istituzioni. C’è un’altra e nuova burocrazia che si è aggiunta a quella di prima. Ritengo che il ruolo delle Regioni debba essere rivisto, oggi questo ente è diventato un organo di gestione che la Costituzione non prevedeva. Inoltre credo che le Regioni siano troppe, dovrebbero essere otto e riportate ai loro compiti di programmazione e indirizzo. Oggi le Regioni costano troppo, spendono troppo per mantenere se stesse.
Tornando alla campagna elettorale, «abbiamo puntato sulla concretezza, sui bisogni dei cittadini. E io ho avuto due registi principali della campagna elettorale che sono i miei due figli Piercarlo e Lucia. Insieme abbiamo dato la prima definizione della tipologia della campagna elettorale, mettendo in evidenza il concetto che eravamo per i cittadini e contro nessuno. Non c’è stata mai una sbavatura da questa impostazione, sono emersi solo elementi di positività, abbiamo cercato il coinvolgimento dei cittadini in maniera molto moderna, col sorriso e con la commozione, siamo andati sui sentimenti veri delle persone e abbiamo avuto una grandissima soddisfazione. Abbiamo messo insieme un numero notevole di volontari, più di 300 giovani la maggior parte e anche meno giovani, con due punti di aggregazione, abbiamo prodotto video, utilizzato facebook, instagram, inviato continui messaggi all’opinione pubblica. Soli, contro tutti».
Il paradosso è che Scajola per vincere ha dovuto battere i dirigenti del partito che ha contribuito a creare. «Io – ricorda – sono entrato in una Forza Italia che aveva raccolto le adesioni attraverso “Sorrisi e Canzoni” nel ’94. Quell’anno ero stato cercato da Forza Italia ma avevo risposto che siccome ero in carica come sindaco eletto dalla Dc non avrei potuto fare nulla finché fosse esistita la Dc. Quando la Dc si sciolse mi ricordo che ebbi un lungo incontro con Taviani. Gli chiesi consiglio. Taviani mi disse: guarda, non so se Forza Italia sarà il futuro, ma la Dc non c’è più e nel Ponente è l’unica soluzione che puoi scegliere. E sono convinto che tu riuscirai anche a migliorare le cose».
Berlusconi è venuto a Imperia, l’ho conosciuto qui a Imperia, abbiamo cenato insieme, poi ci sono state le elezioni politiche, qualche mese dopo, sono stato eletto deputato e subito Berlusconi mi ha detto se volevo organizzare Forza Italia E quindi ancora prima dell’apertura del parlamento ho cominciato a dedicarmi all’organizzazione di Forza Italia. Devo dire che abbiamo avuto dei grandi risultati».
Oggi per Forza Italia la situazione è molto diversa da allora. «Secondo me il centrodestra oggi non esiste. Intanto, c’è un dato evidente, FI è all’opposizione e la Lega è al governo. Poi c’è un altro dato: Forza Italia è fatiscente e c’è qualche realtà territoriale che agisce in maniera assolutamente autoreferenziale. Quale sarà lo scenario futuro? Non sono un vate, ma secondo me quello che oggi si deve fare, e mi pare abbia iniziato a farlo Berlusconi dando l’incarico di vicepresidente a Tajani, è ricostruire un movimento di moderati, cattolici, liberali, riformisti, dandogli un programma, una classe dirigente, rinnovando, mettendo insieme novità ed esperienze. Credo che questo sia necessario. Per le alleanze si vedrà. Se la Lega scivolerà sempre più su una linea sovranista, populista e si integrerà di fatto con M5, allora dovrà essere organizzata un’alternativa di governo. Ma è prematuro parlarne oggi, credo che oggi sia necessario dare una voce al centro moderato, europeista sapendo che c’è un’Europa da riformare, atlantista, e non a caso dico atlantista, perché la vicinanza alla Le Pen di taluni partiti al governo è per me motivo di preoccupazione».
A ricostruire un movimento di moderati hanno già provato in diversi, per la verità. «Chissà, forse non erano maturi i tempi, oggi credo sia necessario, vedo con favore l’incarico dato a Tajani, a cui auguro buona fortuna ma anche decisioni rapide, non si può perdere tempo».
Quanto alle possibili alternative… «Mi limito a dire che che non ho mai capito cosa volesse dire modello Toti e che da quando si parla di modello Toti Forza Italia è sparita».