Carige va avanti senza scosse dopo le dimissioni del presidente Giuseppe Tesauro e del consigliere Stefano Lunardi, concentrata sul consolidamento dei risultati ottenuti nei mesi scorsi e sulla crescita, proseguendo nel rapporto di «trasparenza e collaborazione» con la Bce. Lo ha annunciato l’ad di Banca Carige Paolo Fiorentino questa mattina a margine della presentazione dell’accordo con l’Università di Genova per l’alta formazione di manager di rete bancaria.

Secondo lo statuto, Tesauro sarà eletto dall’assemblea degli azionisti, Lunardi cooptato dal consiglio.
Per quanto riguarda la data dell’assemblea, ha spiegato Fiorentino, «non è prassi andare ad agosto, perché la scelta di agosto andrebbe a detrimento dei piccoli azionisti che hanno difficoltà a essere presenti. Ritengo che sia più corretto spostare l’assemblea a dopo le ferie».
«Tesauro – ha continuato l’ad – è un uomo di grandissimo prestigio, di grandissimo passato, gli azionisti valuteranno le soluzioni migliori per sostituirlo, in base al nostro regolamento il presidente viene eletto dall’assemblea, ci dovranno essere proposte fatte in assemblea. Per desso abbiamo un vicepresidente che mi sembra attrezzato per gestire questa fase ad interim e non ci stracciamo le vesti. Abbiamo priorità alternative che sono la crescita, il consolidamento dei nostri risultati, la mia quotidiana ossessione».
Le dimissioni di Tesauro non rischiano di annullare il lavoro fatto fin qui per la ripresa della banca ligure: «Ci sono dinamiche nelle aziende abbastanza naturali. C’era un tema di insoddisfazione di Tesauro nella nostra relazione ma sono cose che capitano. Direi che abbiamo avuto una pagina importante con il prof Tesauro, un uomo dal grandissimo passato, e adesso guardiamo avanti. Tesauro era comunque in una posizione non esecutiva e quindi andiamo avanti con il nostro piano.
Lunardi «va cooptato in consiglio, dobbiamo anche capire quali sono gli skill necessari. Lunardi aveva un ruolo importante nel consiglio pur non essendo nell’ esecutivo, era membro del comitato rischi. Definiremo gli skill necessari e poi si deciderà sulla base di un po’ di candidature chi cooptare».
La dialettica in consiglio tra l’ad e i due dimissionari è stata più vivace con Lunardi. «Lunardi ha fatto appunti specifici in particolare su un paio di elementi, uno molto generale che è il tema dei costi. Dal mio punto di vista, per quanto riguarda i costi osservo che nel primo trimestre sul primo trimestre dell’anno precedente abbiamo fatto -10%. Io mi sento responsabile di tutto, però della gestione del passato faccio un po’ fatica a essere responsabile, ho anche detto recentemente, come dovrebbe essere noto a tutti i consiglieri perché facciamo girare un report sui benchmark, che oggettivamente sui costi già prima di me Carige aveva un’ottima perfomance, non si può dire altrettanto invece su revenues per branch e revenues per impiegato. I costi evidentemente vanno gestiti sempre con attenzione, ma il vero upside che io vedo e che è molto importante è quello sui ricavi su cui peraltro ci stiamo mobilitando e su cui la nostra struttura è molto impegnata come si è visto anche dal cambiamento delle revenues. È lì che possiamo cambiare effettivamente il dna della banca ed è lì dove vogliamo andare e assolutamente andremo. Guardiamo al futuro con ottimismo».
Nonostante i contrasti con i dimissionari Fiorentino non ha mai pensato di fare un passo indietro: «Finché ho la fiducia del consiglio, del mercato, ho il dovere di andare avanti. Poi, fortunatamente, godo di ottima salute, ho il fisico, come si diceva una volta, e finché avrò il fisico, e naturalmente la fiducia del cda, io sarò qui».
La recente visita alla Bce dell’ad di Carige era prevista in calendario. «A Francoforte non si va mai in gita, non avevo l’animo di chi fa una passeggiata in campagna, direi che lo spirito di Carige, del consiglio e del sottoscritto nelle modalità di rapporto con la Bce è stato sempre improntato alla trasparenza, alla collaborazione. Questo incontro ha ribadito questa nostra linea, peraltro comune a tutto il consiglio».
L’organo di vigilanza europeo non ha mosso rilievi sul fatto che Vittorio Malcalza abbia assunto ad interim la presidenza: «Oggettivamente è un’anomalia che non definirei patologica».
La richiesta da parte di Raffaele Mincione di rinnovo del consiglio «non è mai arrivata. È un tema che al momento si muove all’interno dei consueti perimetri e ha peculiarità di carattere eminentemente procedurale».
Quanto all’ex presidente di Banca Carige Giovanni Berneschi, che aspetta la sentenza del processo per venerdì, «È un pezzo della storia di Genova, ha fatto tante cose importanti e fatalmente anche qualche errore, però lascio con piacere il giudizio alla storia e alla magistratura».