Sono in ascesa i contratti di rete in Liguria, come del resto in tutta Italia, a giudicare dai dati degli ultimi mesi. Aster, società della Regione Emilia-Romagna per l’innovazione e la ricerca industriale, ha rilevato, sulla base dei dati Infocamere, che in Liguria sono 637 le imprese in rete, 175 i contratti. Una cifra che vale il tredicesimo posto in Italia per valore assoluto, ma che raggiunge l’ottavo andando a vedere il numero di imprese in rete ogni 10 mila. In Liguria sono 39, al pari dell’Emilia-Romagna. A giugno 2017 erano solo 326 le imprese in rete, secondo quanto afferma il rapporto Istat-Confindustria (scaricabile in fondo all’articolo).
Una grande spinta l’hanno data le autocarrozzerie liguri, che si sono unite (sono una trentina), ma anche la rete immobiliare italiana o le aziende entrate nella rete d’imprese turistiche dell’alto Tirreno.
Non mancano le reti che coinvolgono uno più settori anche in chiave di promozione territoriale, come Sanremo on, o Vite in Riviera (25 aziende vitivinicole del Ponente ligure).
Andando a vedere i dati provinciali, il valore assoluto vede Genova al primo posto in Liguria con 264 imprese in rete (25esimo posto nazionale), segue Savona con 144, La Spezia con 117 e Imperia con 112. Il parametro delle imprese in rete ogni 10 mila aziende invece vede prevalere La Spezia con 56 (18esimo posto nazionale), seguita da Savona (47), Imperia (43) e Genova (31).
Dei 175 contratti di rete 116 sono rete contratto, mentre 59 rete soggetto (vedi box per differenza). Dal punto di vista della concentrazione, 111 sono pluriregionali e 64 uniregionali.
Rete contratto e soggetto
Le reti di impresa possono non avere personalità giuridica (reti contratto), quelle dotate di un fondo patrimoniale comune possono acquisire un’autonoma soggettività giuridica, distinta rispetto a quella delle singole imprese partecipanti, iscrivendosi nel Registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede della “rete”. La rete diventa così un autonomo soggetto passivo di imposta anche ai fini degli adempimenti fiscali in materia di imposte dirette e indirette.
Nel caso, invece, non abbiano richiesto la personalità giuridica (rete contratto), la titolarità di beni, diritti, obblighi ed atti è riferibile, quota parte, alle singole imprese partecipanti.
Delle 637 imprese che hanno fatto questa scelta, il 39% appartiene al settore dei servizi, il 22% all’industria/artigianato, il 19% al commercio, l’11% all’agricoltura/pesca, il 9% al turismo.
Per chi volesse approfondire è a disposizione il link che consente di vedere tutte le imprese (anche a livello comunale) e le statistiche nazionali, regionali e provinciali.
«Il valore aggiunto di questa forma di collaborazione è noto – commenta Paolo Bonaretti, direttore generale di Aster – ed è confermato dal recente rapporto Istat-Confindustria “Gli effetti del contratto di Rete sulla performance delle imprese” secondo cui le imprese che vi hanno aderito registrano una maggiore crescita dell’occupazione e del fatturato rispetto ad aziende similari non in rete, rispettivamente +11,2% e +14,4% dopo tre anni. La diffusione di questa forma di aggregazione è ovviamente maggiore in quelle regioni che adottano politiche di incentivo all’utilizzo e che possono contare anche sulla spinta propulsiva delle organizzazioni di categoria».
Le imprese devono predisporre un piano generale d’azione (programma di rete), in cui sono definiti gli obiettivi da raggiungere e i rapporti di collaborazione e condivisione, l’investimento e il tipo di legame da adottare.
Qui tutte le informazioni sul contratto di rete.
Reti d’Impresa: rapporto Istat-Confindustria
