I lombardi ci invidiano, oltre al mare, il nostro bel clima, ma a volte un temporale che scoppia in Lombardia porta la pioggia anche in Liguria. È il caso della perturbazione causata dalle dichiarazioni di Roberto Maroni di non volersi più candidare alla guida della Regione Lombardia «per motivi personali» ma di «restare a disposizione se dovesse servire. So che cosa vuol dire governare – ha aggiunto – assumersi responsabilità di governo».
La decisione di Maroni porta scompiglio innanzi tutto in Lombardia, dove si è già aperto il confronto tra Lega e Forza Italia per il suo successore, Maroni ha indicato l’ex sindaco di Varese, Attilio Fontana, Berlusconi non sembra tanto convinto. Ed è già questo un motivo di attrito. E poi, cosa vuol dire Maroni mettendosi a disposizione? A disposizione per che cosa? La questione, ovviamente, pesa nel grande gioco dello Shanghai che si gioca a Roma per la distribuzione di candidature e collegi in tutta Italia. E riguarda direttamente anche la Liguria.
Non è un mistero che in Liguria la Lega si divide tra salviniani e maroniani. I primi sono guidati da Edoardo Rixi, che è segretario ligure del partito e uno dei vicepresidenti di Salvini, al quale è molto legato. Rixi, genovese, può vantare una discreta esperienza amministrativa, in questi due anni e mezzo da assessore regionale allo Sviluppo economico non ha mai avuto disavventure, anzi, ha raccolto diversi consensi tra le associazioni di categoria, inoltre è stato consigliere comunale e regionale ed è molto popolare tra i militanti. Alle ultime regionali aveva ottenuto più di 11.300 voti. Una macchina da voti.
Sonia Viale, nata Sanremo, vicepresidente regionale e assessore alla Sanità, è stata tra l’altro, consigliere comunale a Ventimiglia, deputato, capo della segreteria tecnica del ministro dell’Interno Maroni, sottosegretaria all’Economia e poi dell’Interno. È stata segretario regionale ligure prima di Rixi (e dell’arrivo alla segreteria nazionale di Salvini). È considerata più adatta a navigare tra le istituzioni che a incantare le folle e raccogliere voti.
Fino all’altro ieri nel centrodestra si prevedeva un’alleanza-concorrenza tra Salvini e Berlusconi. Nel caso di una vittoria di questa coppia di alleati-rivali sugli altri due poli, quello di M5S e quello del Pd, se la Lega fosse arrivata avanti a Forza Italia il presidente del consiglio dei ministri designato dal centrodestra sarebbe stato Salvini. Con quale coalizione non si sa, comunque sarebbe toccato a Salvini cercare una maggioranza e formare un governo. In caso di governo Salvini è certo che Rixi sarebbe andato a Roma. A Palazzo Chigi, come ministro dello Sviluppo economico o di qualcos’altro. Nel peggiore dei casi il leghista genovese sarebbe stato viceministro o sottosegretario.
Salvini, però, con le sue prese di posizione su Ue, moneta unica, legge Fornero e altro, per non parlare della flat tax di cui alcuni economisti sottolineano l’inconsistenza, incontrerebbe difficoltà a farsi riconoscere come premier dall’ala moderata del centrodestra. Certamente non piacerebbe al presidente Sergio Mattarella e a molti ambienti europei, probabilmente metterebbe in allarme anche il mondo dell’economia e della finanza. Con Maroni sarebbbe tutto più facile. In caso di Lega primo partito in parlamento Maroni, se riuscisse a trovare una maggioranza, specialmente dopo la prova data come governatore della Lombardia, non allarmerebbe nessuno. E populista ed estremista non è stato mai, neppure ai tempi di Bossi.
Con Maroni a Palazzo Chigi salterebbe l’ipotesi di Rixi ministro, che potrebbe al massimo aspirare a Montecitorio o a Palazzo Madama o a restare in Liguria, e salirebbero le azioni di Sonia Viale.
Naturalmente Rixi e Viale sono i capicordata, con loro salirebbero o precipiterebbero decine di altre persone, fino ai gradi più bassi. Come succede anche negli altri partiti e, in certa misura, nelle grandi aziende.
C’è anche la questione di chi va in Parlamento. Oggi la Lega non ha nessuno, né alla Camera né al Senato. Rispetto alle ultime elezioni politiche tira un’altra aria ed è chiaro che qualcuno dei leghisti, si dice sette od otto, andrà a Roma. I candidati, però, non sono stati ancora scelti. Tra i nomi più accreditati sono quelli di Francesco Bruzzone, genovese, attuale presidente del consiglio regionale, Stefania Pucciarelli, consigliere regionale, spezzina, Paolo Ripamonti, assessore in Comune a Savona e vicesegretario regionale in Liguria, Flavio di Muro, imperiese, capo-gabinetto di Rixi. Ma è ancora presto, e in ogni caso anche per queste scelte bisognerà vedere l’esito del confronto Maroni-Salvini.