L’aumento di capitale di 560 milioni di euro, perno del rafforzamento patrimoniale da un miliardo su cui si gioca il futuro di Banca Carige, partirà mercoledì ed è già in buona misura garantito dai soci principali dell’istituto finanziario a cui si sono aggiunti altri soggetti, fondi di investimento e banche. Lo annuncia l’amministratore delegato Paolo Fiorentino che aggiunge una buona notizia per quanto riguarda i crediti deteriorati: «Siamo in esclusiva con Credito Fondiario per la cessione di 1,2 miliardi di npl, entro fine anno firmeremo il contratto finale per questa cessione e abbiamo intenzione di venderne altri 200 milioni».
«Siamo in una situazione totalmente sotto controllo – precisa Fiorentino – abbiamo messo in sicurezza il nostro aumento di capitale in un momento di mercato molto complicato. Questa non è certo la stagione migliore per andare sui mercati e cercare nuovo capitale, eppure ci siamo riusciti, e ne siamo responsabilmente orgogliosi, abbiamo incassato innanzi tutto la fiducia dei nostri grandi azionisti, vorrei ricordare Malacalza Holding Volpi, Spinelli, Coop Liguria, le varie Fondazioni. Siamo molto responsabilmente orgogliosi che ci diano fiducia, così come ci danno fiducia fondi internazionali, soggetti italiani istituzionali che ci accompagnno in questa impresa, in questa fase, garantendo di fatto la riuscita dell’operazione. L’aumento di capitale che è già in gran parte garantito, abbiamo l’ordine irrevocabile da parte degl iazionisti a partecipare e analoga posizione da parte di soggetti istituzionali, dovrebbe partire mercoledì se la Consob ci conferma l’autorizzazione domattina, si concluderà la prima parte il 6 di dicembre, il 7 e l’8 ci sarà il settlement dei diritti e poi nella settimana dell’11 dicembre ci sarà l’eventuale asta dell’inoptato. Per chiudersi definitivamnete il 15 dicembre. Ma, ripeto, il 15 dicembre faremo i conti, però la storia la conosciamo già oggi».
Secondo voci diffuse in ambienti finanziari Intesa Sanpaolo, UnipolSai e Generali sarebbero interessate a convertire a convertire obbligazioni in azioni di Carige.
Entreranno nuovi soggetti ma non cambierà la governance. «Probabilmente avremo un po’ meno retail e qualche istituzionale in più, ma non vedo all’orizzonte nessun ribaltone della governance, nella continuità avremo una distribuzione della compagine degli azionisti forse leggermente diversa. Non c’è un disegno legato a un cambiamneto della governance, ci sono fondi che naturalmente vorranno che il loro investimenti vengano tenuti da conto, seguiranno con attenzione quello che diremo e soprattutto quello che faremo, però, ripeto, non cè velleità di rimettere in discussione la governance».
L’accordo è stato in forse due giorni, azionisti e consorzio di garanzia non trovavano un accordo. Poi la svolta. «Dobbiamo partire dalle condizioni oggetivamente difficili del mercato che noi cisiamo trovati ad affrontrae oggi e magari domani si troverà ad affrontare qualche nostro concorrente. Il motivo della svolta è che in questi giorni abbiamo lavorato perché assieme allo zoccolo duro degli azionisti se ne formasse un altro, che ha di fatto garantito parte dell’aumento di capitale già prima che l’aumento iniziasse e questo ha cambiato la prospettiva, ha rassicurato i mercati, ha indotto il consorzio di garanzia a sottoscrivere il contratto di garanzia e quindi ha dato non solo luce verde ma in qualche modo ha spianato la strada all’aumento e ne ha riprofilato completamente il rischio. Ed è stata determinante e fondamentale la dichiarazione dei soci di volere ampliare la loro quota, sia dal punto di vista dei rischi, perché ha ridotto il rischio dell’operazione, sia perché si tratta di imprese e imprenditori che hanno un seguito importante, il loro peso economico è stato determinante ma lo è stato anche l’effetto comunicativo, il messaggio di fiducia trasmesso, e di questo io sono, a livello personale e a nome di tutti, sinceramente grato».